La coperta era già corta a fine agosto e si è accorciata di brutto quel maledetto 2 ottobre a Lipsia, quando si sono rotti Bremer e Nico Gonzalez. Da quella partita la Juventus ha abbassato la media dei gol fatti e non per caso. L’assenza di uno dei più forti centrali difensivi d’Europa (forse “il” più forte in quel momento) ha costretto Thiago Motta a modificare l’assetto della squadra, ovvero a chiedere qualche sacrificio difensivo in più a tutti quanti ("È un obbligo", ipse dixit) e abbassare leggermente il baricentro. Un’operazione che sta tamponando l’assenza di Bremer in modo egregio, considerati gli eccellenti risultati difensivi della Juventus, ma che sta facendo danni sulla fase offensiva, riducendo in quantità, velocità e lucidità la manovra per cercare il gol.
Juve troppo leggera in attacco
A questo si è aggiunto l’infortunio di Vlahovic, assente nelle ultime due partite e senza un sostituto plausibile (anche per l’infortunio di Nico che, nella testa di Motta, era il vice Dusan in attesa della resurrezione di Milik). Spiegato lo scenario, ecco il dilemma: ha ragione o torto, Thiago Motta, a scegliere questa strategia di blindarsi per superare il momento difficile senza sconfitte? È una scelta senza dubbio consapevole, nella quale incide anche la volontà di consolidare caratterialmente una squadra giovane, che acquisisce più coraggio e consapevolezza nel “non perdere”. Certo, nel calcio dei tre punti, due sconfitte e una vittoria valgono come tre pareggi, quindi rischiare un po’ di più potrebbe pagare di più. Resta il fatto che Motta merita la fiducia che gli viene data, perché è visibile la crescita della squadra che segue un progetto logico e basato sulla maturazione di una generazione di giovani talenti.
E non reggono i paragoni con la Juve di Allegri, soprattutto con quella dell’anno scorso: sono due cose diverse per solidità tattica, composizione della rosa e prospettiva, ma - è assodato - la dialettica pro o contro Max continua a intossicare il dibattito juventino e lo farà fino alla vittoria di uno scudetto o un trofeo importante. E il problema di Motta non è certo il paragone con il suo predecessore, ma ritrovare immediatamente il gol, altrimenti quella fiducia si eroderà rapidamente.
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