Di Vaio ricorda la Lazio: "Sognavo l'Olimpico. Nesta un fratello, Signori un idolo..."
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L'ultimo protagonista delle interviste di Radio Serie A è stato Marco Di Vaio, attuale dirigente del Bologna. L'ex attaccante ha iniziato la sua carriera nella Lazio, squadra di cui è sempre stato tifoso. Il racconto della sua storia nel mondo del calcio è partito proprio dalla Capitale, sponda biancoceleste. Di seguito le sue parole: “Io ho vissuto a Roma nord, sulla Cassia. L’Olimpico era vicino, ma con il traffico di Roma sembrava inarrivabile (ride, ndr.). Ogni volta che andavamo a vedere la partita con mio padre, visto che eravamo allo stadio tutte le domeniche, dovevamo partire sempre molto prima. È sempre stato un grande viaggio. L’Olimpico l’ho visto da tifoso per tanto tempo e l’ho sognato da bambino, mi sarebbe sempre piaciuto giocarci”.
“Ricordo la conclusione del mio percorso nel settore giovanile della Lazio. La finale Scudetto con la Primavera è stata l’ultima partita. Già due anni prima avevamo fatto una finale con lo stesso gruppo e con il mister Mimmo Caso. Lui ci aveva visto lungo e ci aveva messo tutti insieme. Era un gruppo unito, forte, c’era anche Nesta. Abbiamo fatto tutti i professionisti poi a vari livelli. Ricordo ancora il tragitto per quella finale per arrivare all’Olimpico e preparare la partita. In quel gruppo fantastico ancora ci sentiamo, sognavamo di portare a casa lo Scudetto. C’erano 50mila persone, tutte e due le tribune piene, un’emozione enorme che ci ha dato grande carica. Il mister Caso tornava in panchina dopo la malattia, quindi dovevamo fare qualcosa di straordinario per lui e per la gente”.
“La Lazio di Zeman? Quello spogliatoio già lo frequentavo, avevo esordito l’anno prima in Coppa Uefa e in Coppa Italia con Zoff. Erano giocatori che conoscevo perché era un gruppo contro cui giocavo spesso. Sentivamo che c’era interesse in noi giovani, bravi ragazzi, avevamo potenziale. Io dove sognavo di stare era vicino a Beppe Signori. Giocavamo nella stessa posizione, guardavo tutto quello che faceva. Il mio primo gol in Serie A? Ero appena entrato in campo (contro il Padova, ndr), sono riuscito a segnare e penso che è stata una bella scarica di adrenalina che racchiude tutti i sogni del me da bambino. Tutto si è racchiuso in quella corsa sfrenata dopo il gol. Poi c’era Alessandro Nesta che è come mio fratello: siamo cresciuti insieme, eravamo sempre nella stessa camera, abbiamo vissuto tutto insieme. Sono corso da lui per festeggiare insieme. L’esperienza alla Salernitana? La Lazio per me era una certezza, avevo un grande club alle spalle, ma avevo anche bisogno di camminare da solo”.