TORINO - Si sono stimati. Si sono voluti bene. Poi si sono staccati, perché Paolo Vanoli doveva assecondare la voglia di diventare allenatore. Il punto di fisiologica rottura con Antonio Conte è avvenuto prima del passaggio del tecnico salentino al Tottenham. Bisogna tornare indietro all'autunno 2021. Conte accetta la corte degli Spurs, convinto che lo avrebbe seguito anche Paolo, suo collaboratore sin dai tempi dell'avventura da commissario tecnico azzurro. Ma l'allievo, sul più bello, si tira indietro: "Vado allo Spartak Mosca". A scatola chiusa, senza paracadute, lasciando tanta gratitudine a Conte ma dando seguito ad un sogno inseguito sin dai tempi dell'Eccellenza al Domegliara. L'allenatore del Napoli in conferenza stampa è tornato sul rapporto con Vanoli, col quale ha condiviso le parentesi con l'Italia, col Chelsea e con l'Inter: " È un ragazzo serio, un gran lavoratore. Io ho avuto il piacere di conoscerlo quando ero ct perché lui allenava le nazionali giovanili e quando c'è stata l'opportunità l'ho portato con me. Ha lavorato nel mio staff: è un ragazzo molto curioso, mi è dispiaciuto quando ha deciso di staccarsi e intraprendere una strada diversa, però al tempo stesso ero orgoglioso di aver potuto dargli qualcosa. E lui sicuramente mi ha dato qualcosa in quegli anni". Miele sì, ma niente diabete.
Conte e Vanoli: stima sincera fra allievo e maestro
La stima è sincera e non ha bisogno di inutili smancerie. Conte sa che Vanoli gli ha portato un punto di vista diverso da collaboratore: ne ha fatto tesoro, trovando degli spunti di miglioramento continui. A Londra, nella prima esperienza all'estero di Conte, hanno avuto modo di irrobustire il legame: hanno portato metodo e disciplina in Inghilterra, esaltando le radici nostrane. Esportando un calcio organizzato, dal campo alla palestra, passando per la tavola. Anche Vanoli, parlando del proprio mentore, non ha mai risparmiato frasi significative: "Lo ringrazierò sempre, da lui ho imparato tanto e ho portato tutto questo bagaglio allo Spartak Mosca". Recentemente il timoniere granata ha aggiunto anche una postilla, sempre a proposito dei trascorsi con Conte: "Ho sempre detto "Non potrò mai essere il vice di Antonio", perché ha bisogno di un altro carattere al suo fianco". Non è un caso, infatti, che Vanoli abbia trascorso il proprio tempo con Conte sempre e solo da collaboratore: due personalità così forti, infatti, hanno bisogno di un giusto distacco per funzionare. Così il matrimonio non ha mai vissuto periodi burrascosi.
Vanoli e quella somiglianza con Conte
Vanoli ha aggiunto anche altri dettagli qualche mese fa, quando ancora guidava il Venezia: "Quando sono andato a lavorare con lui, ho sempre cercato di pensare a ciò che pensava lui. Inizialmente è stata una fatica, sia per mentalità che per stile di gioco. Conte, poi, faceva finta di "staccare". Una volta durante la sosta per le nazionali all’Inter, dove c’erano 3-4 giocatori a disposizione, gli dicemmo di riposare e stare in famiglia. Ci siamo ritrovati il mercoledì mattina e si è ripresentato al pomeriggio". Si somigliano tanto, tantissimo. Della loro commistione, in passato, ha parlato anche Marco Donadel, che fu il vice di Vanoli a Mosca: "Il mister, lavorando con Conte, ha imparato a gestire calciatori di varie nazionalità e con curricula di alto livello. Curiosità: Conte e Vanoli si sono ritrovati a Venezia. L'allievo invitò il maestro, dopo l'addio al Tottenham, a trascorrere una giornata insieme. Per confrontarsi, parlare di pallone, ma anche delle rispettive famiglie. Domani si riabbracceranno prima del calcio d’inizio, ripensando in un lampo ai vecchi tempi. Poi, da quel momento, il passato finirà in cantina come l’albero di Natale dopo l’Epifania.
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