Il nuovo leader del Napoli, il centrocampista più completo del campionato, l’uomo che ha cambiato i programmi di Conte. L’irruzione di Scott McTominay in Italia è stata dirompente, la firma sulla vittoria di Torino è solo la ciliegina sulla torta di una prima parte di stagione da incorniciare. Il gigante scozzese si è preso la scena con la sua eleganza, le sue movenze, la sua disinvoltura, il suo carattere. La scelta di lasciare il Manchester United per scegliere la squadra di Maradona (anche senza coppe) l’ha fatta con il cuore, a Napoli si è subito sentito a casa. Idolo dei tifosi, amato dai compagni, uomo spogliatoio: McT è diventato subito un punto fermo, imprescindibile per l’allenatore. Quando è arrivato, Conte è stato costretto a cambiare tutto il suo progetto tattico, impossibile escluderlo. Addio 3-4-2-1, su di lui è stato costruito prima il 4-2-4 che lo vedeva in appoggio a Lukaku e poi l’attuale 4-3-3 che lo vede mezzala accanto a Lobotka e Anguissa. In campo è l’uomo dell’equilibrio, può fare tre ruoli (alcune volte è stato schierato come uno dei centrali nel centrocampo a due) ed è uno specialista nelle due fasi di gioco. Fisico da corazziere, bravo in interdizione, eccellente incursore, corre più di tutti in serie A e calcia bene con entrambi i piedi. È un mix di muscoli e cervello, è intelligente, efficace, inesauribile e, soprattutto, ha il vizio del gol. Uno a cui nessuno riesce a rinunciare.
Così come è difficile fare a meno di questo Kvaratskhelia, sul campo ha risposto a tutte le polemiche inutili e stucchevoli della settimana. Non può essere condizionato dall’attesa del rinnovo del contratto un calciatore che si schiera con il suo popolo per la libertà della Georgia. In questa squadra e in questo Napoli è coinvolto totalmente, ha voglia di incidere e fare la differenza. L’allenatore punta su di lui, i compagni lo cercano, gli avversari lo temono: anche a Torino ha regalato l’assist vincente (da quando è arrivato in A è a 19). La rabbia e il nervosismo per alcuni cambi non sono segnali di rottura, anzi. Sono la fotografia dell’amarezza di chi non vorrebbe uscire mai per aiutare la squadra. Chi si specializza ad alimentare polemiche dovrebbe andarsi a rivedere un’immagine di Inter-Napoli: Kvara che corre a cento all’ora per andare a chiudere sulla corsia opposta da terzino destro su Dimarco ed esulta come dopo un gol.
L’emblema di un gruppo che solo uno come Conte è riuscito a cementare in pochi mesi. E dimostrato anche dall’abbraccio emozionante dopo il gol vittoria di Torino. La corsa verso la panchina di McTominay, Lukaku che tira dentro al mischione anche l’allenatore sommerso da tutta la squadra, titolari e panchinari.
Un’unione che può rivelarsi l’arma in più di questo Napoli, che si identifica sempre più nel suo condottiero. Di settimana in settimana la squadra continua a fare progressi, soprattutto dal punto di vista offensivo. A Torino ha creato tantissimo davanti, solo un grande Milinkovic ha evitato un divario più ampio. Se riuscirà ancora di più ad abbinare la solidità difensiva alla concretezza in attacco, saranno dolori per tutti. Conte lo sa bene, ha un’altra cilindrata e arriva prima al nocciolo della questione. Il messaggio a De Laurentiis sulla rosa da rinforzare per la prossima stagione è il segnale che già si sente con un piede in Champions. Con l’altro poi sa bene dove può arrivare.
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