Appunti sparsi dopo Lecce-Juventus (1-1)
Ore 22.34. Al pareggio del Lecce contro la Juventus, in pienissimo recupero, una scossa tellurica del quinto grado della scala Rebic, con epicentro il Via del Mare, scuote il Salento fino ai suoi confini. E oltre. Nel resto d’Italia sono segnalate parallele telefonate ai carabinieri dai vicini di casa delle tane giallorosse. Causa urla disumane e devastazioni.
La seconda del Lecce guidato dal “maestro” è andata come a Venezia ma diversamente da Venezia. Come a Venezia nel senso di una partita che ha portato punti dopo una iniziale frazione di gioco che non faceva presagire nulla di buono. Come a Venezia perché il Lecce ha resistito in qualche modo ad un avversario che sembrava poterlo sbranare per poi colpirlo, invece, nel momento più inaspettato. Come a Venezia per i cambi del secondo tempo che hanno cambiato marcia alla squadra. Diversamente da Venezia perché questa volta il Lecce non avrebbe davvero meritato di perdere e, anzi, ha subito lo sfortunato autogol quando sembrava poter e voler far davvero male ad una Juventus che pian piano stava spegnendo i suoi ardori iniziali. Il punto, al netto dell’avversario, è pesante quanto i tre di Venezia. Ma con un Lecce sembrato assolutamente migliore in fase del possesso palla tanto caro al suo nuovo tecnico e nelle soluzioni offensive quando ha giocato con due punte schierate insieme.
Giampaolo che dichiara candidamente come da tempo (due anni) aspettava di poter esplodere come al gol di Rebic è stato un momento di tenerezza sportiva. Con quel sorriso ingenuo e innocente che raramente si vede sul suo volto sibillino. Il tecnico abruzzese sta tentando di fare quello che a lui è meno congeniale. Inculcare in poco tempo i suoi non banali principi calcistici. Senza però fare confusione, come lui stesso ha dichiarato. Il Lecce sta apprendendo lentamente ma con applicazione. Senza confusione. E questi quattro punti in due gare danno fiducia ai discepoli.
Siamo alla mattina dopo. E ancora non sappiamo perché Rebic non abbia esultato con urla e devastazioni. Una cosa è certa: sembra un giocatore rinato sul piano psicologico. Non credo che un uomo dello spessore di Gotti lo avesse fatto sentire ai margini. Credo che, per qualche motivo, in queste ultime due gare si sia sentito protagonista pur partendo comunque dalla panchina. Misteri della psiche umana e croata.
L’enorme punto contro la Juventus non fa ovviamente impennare in classifica. La speranza è che però faccia impennare l’autostima della squadra. Le formazioni coinvolte nella lotta salvezza sembrano aumentare di giornata in giornata. E chissà che non finiscano nel calderone anche le fuggitive Udinese e Empoli. A proposito di calderoni ora ci attende quello incandescente dell’Olimpico sabato prossimo alle 20.45. Sperando in altre urla e devastazioni.
*scritto da Diego Consales- Caporedattore leccesidentro.it*
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