TORINO - C'era una volta l’effetto Stadium. E l’ambizione della Juventus di Thiago Motta, oggi più che mai, è quella di tornare a coniugare al presente la quasi mistica aura che per lungo tempo ha aleggiato sull’Allianz, quando la squadra e la sua tana mettevano in soggezione le avversarie ancor prima del fischio d’inizio. Oggi più che mai, si diceva. Già, perché – dopo tre partite di fila in trasferta, con gli impegni di San Siro e del Villa Park di Birmingham che hanno preceduto l’amaro pareggio del Via del Mare – il calendario propone ora alla Juventus addirittura quattro impegni consecutivi a Torino. Quattro gare in undici giorni appena, curiosamente in tre competizioni differenti: gli incontri con Bologna e Venezia in campionato, infatti, saranno inframezzati dalle visite del Manchester City in Champions League e del Cagliari in Coppa Italia.
C’era una volta l’effetto Stadium
Appuntamenti da non sbagliare, va da sé, per tenere la scia delle migliori in Italia, per non complicare i conti in ottica qualificazione in Europa e per inaugurare al meglio il cammino in quella manifestazione che, pochi mesi fa, ha assicurato il ritorno dei bianconeri sul palco montato in mezzo al campo per sollevare al cielo un trofeo. Ma, più in generale, per non lasciare lungo il sentiero – come dei novelli Pollicino – preziose briciole di fiducia e di entusiasmo nei confronti del nuovo progetto tecnico. C’era una volta l’effetto Stadium, dunque. Un fortino inespugnabile agli albori del ciclo vincente, quando la carica agonistica del gruppo aizzato da Conte era la medesima del pubblico tutto intorno. E il teatro dei record nelle stagioni a venire. Nel campionato 2013/2014 le vittorie interne furono 19 su 19, tra il 2015 e il 2017 arrivò addirittura una striscia di 33 successi casalinghi di fila all’Allianz.
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