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Yildiz, no allo United ma ora tocca a Motta: deve sciogliere il rompicapo

Kenan Yildiz non segna dal 9 novembre con il club, dunque dalla esaltante (per la Juventus) serata del derby di Torino: nel mezzo è arrivato un gol in Nazionale turca sotto la pioggia in Montenegro, bello per quanto ininfluente nella sconfitta per la selezione di Montella. Ma questo non preoccupa Thiago Motta e nemmeno la Juventus in generale: ciò che Yildiz fa e dà per la causa bianconera è ciò che l’allenatore sta chiedendo all’ex Bayern Monaco. E la soddisfazione è reciproca, in questa fase della carriera del talento turco nato in Germania: rinnovo fino al 2029, la responsabilità e l’onore della maglia con il numero 10 sulla schiena, un ruolo di assoluta responsabilità nel progetto tecnico firmato Motta-Giuntoli.

Tutto così perfetto da portare Yildiz, e ancora di più la stessa Juventus, a nemmeno voler ascoltare il richiamo milionario delle sirene della Premier che risuonano puntuali da almeno un paio d’anni: stavolta è toccato al Manchester United incassare il classico “no grazie” di risposta all’interesse sollevato per il fantasista turco.

Yildiz vuole restare alla Juve

Pericolo scampato, quindi, anche se magari non si è trattato nemmeno di un vero e proprio allarme concreto, almeno per ora. Perché per diventare il simbolo della Juventus, ovviamente, la strada è ancora lunga, così come lo è quella che porterà l’attaccante alla piena realizzazione con la maglia bianconera in tema di successi, individuali ma soprattutto di squadra. Di certo c’è che Yildiz a Torino sta bene e che la Juve è contenta di Yildiz, il resto non conta per ora. Ma si può fare e dare di più, da una parte come dall’altra: lo sanno tutte le parti coinvolte.

Di sicuro, Kenan in campo si lancia con generosità totale in aiuto ai compagni e nel cercare di seguire le indicazioni dell’allenatore: lo si vede spesso rincorrere gli avversari sulla fascia come un terzino di una volta e poi ripartire a tutto gas verso la metà campo opposta per cercare di fare ciò che gli riesce meglio, ovvero attaccare. Ma è chiaro che l’impegno costante e incessante prosciugherebbe chiunque, anche un atleta di 19 anni dalla tenuta atletica di Yildiz.

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