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Redazione Calciomercato
Dalla Juventus all'Inter, fino al Napoli: gli eterni limiti di Antonio Conte sul doppio impegno
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Simone Eterno
6 minuti fa
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Antonio Conte vincerà lo Scudetto. Lo sosteniamo da tempo e non sarà certo una sconfitta in Coppa Italia a farci cambiare idea. Certo, dovrà guardarsi sicuramente dalla solita Inter e dalla brillantezza dell'Atalanta, ma il Napoli resta a nostro parere la favorita e la squadra da battere, specie considerando che per le altre da adesso in poi verrà 'il bello' e per Conte, invece, l'impegno sarà di weekend in weekend. Storia trita e ritrita comunque questa, ripetuta. Non è una novità. Non serve dilungarci. Lo sa lui. Lo sapete voi. Lo sanno tutti.
IL LIMITE - Queste righe, casomai, arrivano per ricordarci un altro aspetto dell'Antonio Conte allenatore. Perché se tutti chiaramente vediamo il tecnico brillante che meglio di chiunque altro, probabilmente, risolve i problemi e posa le fondamenta per i cicli del futuro, dall'altro non si può fare finta di niente di fronte a ciò che potremmo definire il 'lato oscuro' di Antonio Conte: la gestione del doppio/triplo impegno. Nella mezza figuraccia del Napoli in Coppa Italia contro la Lazio, con un turnover che nemmeno possiamo definire tale ma sarebbe più corretto chiamarlo 'estremismo applicato alla rosa' - Conte infatti non ha cambiato qualche pedina, ma messo in campo 11 giocatori che non avevano mai giocato insieme se non forse in allenamento - il tecnico salentino si è confermato un uomo con dei limiti evidenti nella gestione dell'infrasettimanale. Più di 10 anni dopo l'inizio della sua carriera ad alto livello, il Conte delle coppe è lo stesso di sempre: un allenatore dai rendimenti molto, molto mediocri.
LO STORICO - Se escludiamo infatti il primo anno juventino in Europa, in cui Conte raggiunse immediatamente i quarti di finale di Champions - tuttora il suo miglior (e unico) risultato in questa competizione, stagione 2012/13! - l'attuale allenatore del Napoli è quasi sempre incappato in cammini abbastanza discutibili. Non è un caso che il miglior traguardo europeo, quella finale di Europa League raggiunta con l'Inter, sia arrivata nell'anomalia totale del torneino-Covid messo in piedi dalla UEFA in Germania nel 2020, con partite secche ravvicinate e singolo ed esclusivo impegno su quello, senza intervalli con i singoli campionati nazionali. Quando Conte è stato invece chiamato a dover gestire il doppio impegno con costanza, non ha praticamente mai più raccolto nulla. A Torino qualcuno ricorderà ancora la semifinale di Europa League col Benfica, con un andata a Lisbona quasi totalmente toppata per cercare il record di punti in un campionato già vinto... E la conseguente finale - che la Juventus avrebbe giocato nello stadio di casa - buttata alle ortiche. E poi, nelle successive esperienze al Chelsea, Inter e Tottenham, campagne europee di Champions veramente mediocri e tutte terminate entro gli ottavi di finale.
MESSAGGIO AL CLUB - Insomma, se da un lato c'è un Conte che costruisce e vince gli Scudetti, dall'altro c'è un allenatore che più di 10 anni dopo non ha ancora evoluto il suo rendimento in coppa, confermandosi quasi allergico nell'applicazione della turnazione ponderata della rosa. A Napoli infatti Conte ha già trovato un undici che possiamo recitare a memoria fin dalla prima giornata di campionato, ma anziché puntellarlo qua e là per la sfida con la Lazio, ha deciso di rivoluzionare completamente la squadra da capo a piedi, mettendo in campo 11 giocatori diversi tutti insieme. E la Lazio di Baroni - che non è il Palermo del turno precedente ma anzi una squadra ai vertici anche in Serie A - ha ringraziato e rispedito i partenopei a casa con la coda tra le gambe. Conte ha poi sparato un "Era per capire la rosa a che punto è e fare delle valutazioni. ... Per costruire qualcosa, bisogna sapere che cosa si ha prima" che sa tanto di frecciatina ai suoi giocatori più che un 'mea culpa'. Dettagli, questi, che forse interesseranno poco anche agli stessi tifosi napoletani. L'obiettivo resta lo Scudetto e di certo a fine stagione a nessuno interesserà nulla della Coppa Italia, specie se il Napoli centrerà l'agognato traguardo. Resta, però, l’ennesima indicazione per noi analisti: più di dieci anni dopo i limiti di Conte restano sempre gli stessi. E l'anno prossimo, con il ritorno in Champions League, questo argomento a oggi apparentemente secondario potrebbe tornare d'attualità.
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