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Juventus, Claudio Zuliani: "I bilanci non sono l'unica cosa che conta"

Claudio Zuliani direttore di TUTTOJUVE.COM ed editorialista di BIANCONERANEWS.IT

Avete presente quando tornate a casa dopo aver fatto dei chilometri, speso dei soldi, consumato parole, urla e discussioni e la vostra squadra ha perso e vi sentite dire " è solo una partita di calcio" e vorreste spaccare il mondo ? Ecco, non voglio sentirmelo dire, soprattutto dalla mia Juvantus. Perchè il messaggio che sta passando è che i bilanci sono l'unica cosa che conta, che qualificarsi è l'unica cosa che conta, che lo stile del patteggiamento è l'unica cosa che conta e che chi ha rischiato facendoci vincere in passato non conta e va cancellato dai ricordi.

Premesso che esiste sempre la via di mezzo e che si può fare come al principio dell'era ANDREA AGNELLI quando si vinceva e i bilanci erano in ordine, bisogna poi scontrarsi con l'inevitabile alzo del tiro che capita a tutte le squadre che aprono un ciclo vincente nel mondo. Successe anche alla Juventus di Moggi che prima di farsopoli stava per affrontare il momento che potremmo definire di aumento delle spese dovuto appunto, ai grandi successi. E' inevitabile. Il giocatore che guadagna 2 milioni e che venera i vecchi del gruppo, dopo aver vinto, chiede l'aumento dell'ingaggio. Poi salgono i premi, poi si rivince e lo stipendio sale a 5 milioni. Poi arriva l'acquisto di prospettiva e di gran classe che per scegliere te pretende il super ingaggio ( DE LIGT 12 dobloni) e la squadra intera bussa alla tua porta per essere adeguata perchè ha già vinto E la media sale a 7 milioni. E' un circolo vizioso quello delle vittorie in serie che non si può fermare.

Per questo ed altri motivi le super squadre europee su iniziativa di REAl, BARCA e appunto JUVENTUS avevano messo giù, in fretta e furia, l'idea denominata Superlega. Per aumentare notevolmente gli incassi, per garantire una competizione spettacolare al pubblico e per soddisfare le esigenze dei giovani che consumano calcio al massimo per tre minuti al giorno. Ma questo significava perdita di denari, potere e poltrone da parte dei matusa istituzionali del pallone. Ed ecco la guerra politica dove, lo sappiamo, solo noi abbiamo da perdere perchè siamo in opposizione e continuiamo a farci la guerra interna .Come si può combattere il nemico sportivo se non abbiamo una linea comune di lotta pronta alla bisogna?

Inevitabile arriva la sconfitta e si riparte da capo. Ma, vi prego, non commettiamo l'errore di concedere la mano di gioco ai nostri avversari, perchè di buonismo non si vince nel calcio moderno. A partire dall'arrivo dei diritti TV e poi della tecnologia in campo, i nostri cicli sono stati vincenti quando siamo scesi in campo lottando e non arrendendoci alla politica altrui.

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