**Odi et amo mea Juve.** Ho appena battuto queste parole e mi si è aperta sul web una voragine di sentimentalfootball. È l’ossimoro catulliano: “Ti odio e ti amo. Ti chiederai come io faccia. Non so, ma sento che succede e mi struggo”. Il Poeta ce l’aveva con Lesbia, io ce l’avrei con la Signora. Cose da vecchi. Ma non è così. È di più. Qualcuno ha registrato, pubblicato e commentato - con passione o con odio - il (presunto) tormento della mia vita. E invece volevo parlare di una squadra, di una città**. Bologna**. E lo faccio alla vigilia di una partita che ha un senso vagamente…storico. Un Juventus-Bologna del 17 marzo 1991 che seguii con trasporto sentimentale - e un po’ di rabbia - perché sulla panca bianconera c’era Maifredi. Nonostante la forte differenza tecnica - a favore della [Juve](/squadra/calcio/juve/t128) **\- il Bologna di Gigi Radice pareggiò: gol del rossoblù Waas** (chi lo ricorda?) pareggio di Robi Baggio. Su rigore. Cominciò a prender corpo quella che gli juventini avevano battezzato _“stupida profezia “_. **La mia: “Maifredi non andrà lontano”.** E così fu. Quella volta c’era di mezzo Gigi che aveva scelto l’Odiamata. I tifosi del Bologna detestano la Juve eppure le riconoscono il titolo di Avversaria Speciale da battere ch’è in fondo un gran segno di rispetto.
Altra cosa **l’Inter, nemica davvero per una rabbiosa contesa storica**. Questa volta c’è di mezzo Motta e lo scenario è uguale, con un vantaggio scaramantico: non credo che Joey Saputo sia stato invitato a cena a Casa Agnelli, come ai tempi dell’Avvocato che offriva un frugale pasto a Conti (che s’aspettava champagne, il famoso Philipponnat, e bevve aranciata) eppoi a Gazzoni e il giorno dopo si prendeva i tre punti. John Elkann ha troppi problemi per darsi a quisquilie e pinzillacchere, neanche un’apericena. Potrebbe portar bene. **Ma dicevo di [Motta](https://www.corrieredellosport.it/news/calcio/serie-a/juve/2024/12/06-136168146/diretta_motta_segui_la_conferenza_stampa_prima_di_juve-bologna_live/).** Un simpatico Max - con blog tv _“Good Morning Juventus”_ e una gatta nera (io ne ho due, gemelle) - mi becca in castagna con un dialogo guerinesco precampionato **fra Zazzaroni e me**. Domanda: _“La Juve di Motta è la grande curiosità della stagione: come pensi che andrà a finire?”._ **Risposta:** _“Non la meno lunga, così si capisce subito se ho detto una fregnaccia: assistito da ragionieri, commercialisti e dal solo Giuntoli che non è l’Italo Allodi che allevò il bravo ma sfortunato Armando Picchi, Motta non farà molta strada. E i criticonzi diranno “Io l’avevo detto” pur avendolo accolto con la fanfara dei bersaglieri”_. Apriti cielo.
Il Max prima racconta la mia vita - anche attribuendomi virtù professionali, grazie - poi mi tratta da profeta (di sventure) e infine avanza un sospetto: c’è l’ho con Motta perché ha tradito il “mio” Bologna. Ma no!! Bastava una googolata e avrebbe letto: “_Cosa mi ispira Thiago Motta? Un risentimento da tifoso da lui abbandonato con poca educazione. A Torino non basterà la sostanza - che non gli manca - dovrà curare la forma per quei cinici cortesi”._ Ho messo in pausa il risentimento l’altra sera quando in Champions **m’è apparso prima il Bologna** così poco europeo lasciato da Motta poi la Juve così poco Champions guidata da Thiago. Un Black Wednesday. Quando poi mi chiedono quale può essere il male misterioso di questa Juve spendacciona al mercato e avara sul campo non la butto sugli infortunatissimi - che potrei attribuire a una preparazione sbagliata - o all’antica profezia maifrediana: “_Ricordati, Gigi, che lasci l’amore di Bologna per l’indifferenza di Torino”_. L’ha spiegato in queste ore il **Mitico Villa che rifiutò di andare alla Juve con Maifredi** perché a Bologna la squadra e la città erano state generose con lui oltre ogni speranza. Riecco l’amore. E una profezia d’attualità? «_Finirà tre a tre»._
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