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Che fine ha fatto? Lentini, una carriera "maledetta": dal grande Milan al biliardo

DA CARMAGNOLA ALLA NAZIONALE - Nato il 27 marzo del 1969 a Carmagnola, in provincia di Torino, luogo famoso per avere dato il nome alla prima tragedia di Alessandro Manzoni, "Il conte di Carmagnola" appunto, da una famiglia di emigranti del Sud, da ragazzo è schivo, ma sicuro di sè stesso e dei suoi mezzi: viene subito notato dai tecnici del settore giovanile del Torino durante un provino al Campo Agnelli, nel 1979, per quel modo irriverente, sfrontato di trattare il pallone e gli avversari. Mai una parola fuori posto però, anzi: dopo una breve trafila nella Beretti granata di Gianni Bui, viene chiamato in Primavera, dove non smette di stupire. Può giocare da 11 classico, sulla fascia sinistra, ruolo che predilige, ma anche come seconda punta o rifinitore: la sua caratteristica fondamentale è un dribbling ubriacante, in grado di mettere a sedere chiunque provi a marcarlo. La categoria giovanile gli va stretta, tanto che Gigi Radice, ai tempi tecnico del Toro, lo fa esordire già in prima squadra, in serie A, a soli 17 anni, il 23 novembre 1986. L'anno dopo viene ceduto in prestito in cadetteria, all'Ancona, per farsi le ossa: qui disputa un ottimo campionato, ma nel mentre il Torino retrocede, e dunque richiama Lentini per la stagione successiva. Nell'anno 1989/90 Gigi, come lo chiamano i compagni, lega indissolubilmente il suo nome a quello della squadra granata, rivelandosi assoluto protagonista nella cavalcata che li riporta in Serie A, e guadagnandosi la massima serie per la stagione successiva, nella quale gioca titolare, mettendo a referto 34 presenze e cinque gol, ma soprattutto guadagnandosi la maglia della nazionale azzurra.

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