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Filippo Tortu senza filtri: "Quando c'era Ronaldo alla Juve non ne potevo più"

A conclusione di un 2024 tutto sommato positivo, Filippo Tortu fa il bilancio della stagione, che l'ha visto protagonista agli Europei di Roma e alle Olimpiadi di Parigi. "Sono tornato a casa inca***to dagli Europei, dove potevo vincere i 200 metri e sono arrivato secondo", le parole del velocista azzurro al podcast 'Stasera c’è Cattelan - Supernova'. Tortu poi aggiunge: "Sai quando magari fai la gara migliore della tua vita e arrivi ultimo cos’è che ti puoi dire? Hai fatto il massimo. Poi, se naturalmente fai degli errori, non la superi proprio alla grande. Il mio errore? Cosa che non faccio spesso, ma ho peccato un po', non dico di arroganza, ma sapevo di essere il favorito, perché nelle qualifiche ero andato meglio degli altri correndo facilmente. Ho voluto forzare e a tutti i costi raggiungere un obiettivo di tempo che mi ero prefissato. Non ho corso sciolto, pensavo al mio tempo, che poi ovviamente sapevo che era un tempo che mi avrebbe fatto vincere. Poi ho sbagliato due cose in curva, i 200 metri sono lunghi, e a 150 metri quando non ne hai più, non ne hai più… il giorno prima avevo corso benissimo, gara migliore della mia vita, il giorno dopo ho fatto la peggiore".

La gara di velocità con Cristiano Ronaldo

Tortu, grande tifoso della Juve, racconta alcuni retroscena sulla sua passione bianconera: "*Quando era arrivato Ronaldo alla Juve, a un certo punto, non ne potevo più. Ero contentissimo da tifoso, ma qualsiasi intervista facessi mi chiedevano 'sfideresti Ronaldo sui 60 metri?' Chi vincerebbe? Vabbè… ma non esiste calciatore che possa gareggiare contro una centometrista di alto livello. Le donne più forti fanno tempi come 10"70, 10"60 e non c’è un calciatore che faccia quel tempo lì, perché non è il loro sport, l'allenamento è diverso, è tutto diverso"*.

L'incredibile infortunio alle braccia del 2014

Poi Cattelan chiede a Tortu dell'incredibile infortunio sofferto 10 anni fa, ai Giochi olimpici giovanili di Nanchino 2014, quando, durante le batterie dei 200 metri, cadde sulla linea d'arrivo rompendosi entrambe le braccia: "Sono passati 10 anni ma la cicatrice non va più via - commenta il 26enne velocista milanese - mi hanno operato due volte, solo da una parte perché un braccio era messo peggio dell’altro. Quello in cui mi identifico dell’atletica è il tuffo finale, quando ti butti sul traguardo. E io l’ho sempre fatto, poi nel 2014 l’ho fatto un po’ troppo, mi sono sbilanciato, ho messo giù le mani e spezzato entrambi radio e ulna, quattro fratture scomposte". A distanza di 10 anni, Tortu riesce a sorridere di quel momento difficile: "Arrivano gli infermieri e mi mettono sulla barella prendendomi per le braccia! Poi mi portano nella sala medica e saranno stati in 15, nessuno che parlasse inglese, e in 15 mi guardavano le gambe, perché ovviamente tu corri e ti sarai fatto male alle gambe! E non potevo neanche indicare con un braccio l'altro perché ero tipo una mummia sdraiata!" racconta Tortu tra le risate di Alessandro Cattelan.

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