Cannavaro loda i fratelli Thuram. E su Chiesa...
In Champions, intanto, ci sono i figli dei suoi e x compagni. Che effetto le fa vedere i fratelli Thuram?
"Bellissimo! Li tenevo in braccio e ora sono in Serie A: fantastico. Prendo molto in giro Marcus (ride). Spesso gli mando un messaggio quando vedo che si veste in modo un po’ eccentrico: vedrai stasera papà che cazziata che ti fa (ride)".
È rigido papà Lilian?
"Rigidissimo. (ride) Molto all’antica su certi atteggiamenti, vuole sobrietà".
E Khephren come lo vede?
"Fortissimo! Mi piace molto. Deve gestirsi in modo diverso, imparare ad ascoltare il suo corpo per evitare quei piccoli infortuni che possono fare perdere il ritmo in una stagione. Per il resto è un giocatore eccellente, fa benissimo le due fasi, un box to box perfetto".
Chiesa invece soffre a Liverpool.
"Mi dispiace moltissimo. So come si sente, ci sono passato anche io: gli infortuni che ti perseguitano, cerchi di cambiare aria, ma poi è dura... Spero che si ritrovi, anche per la Nazionale perché è un giocatore di talento enorme e grandi qualità tecniche e tattiche".
A proposito, la Nazionale coe le sembra?
"Mi è piaciuta la reazione post Europeo, adesso però l’obiettivo deve essere andare al Mondiale. Non posso resistere a un altro mondiale senza l’Italia, sarebbe terribile. Noi non siamo secondi a nessuno, forse solo la Germania e il Brasile possono dirci qualcosa".
E la Francia?
"Trent’anni fa hanno capito come fare, hanno messo a punto un metodo, il centro tecnico di Clairefontaine e sfornano campioni a ripetizione".
Noi abbiamo Coverciano.
"Bellissimo. Però bisogna stare al passo con i tempi. I corsi per gli allenatori, per esempio, li farei tutti in inglese. Non ha senso che gli allenatori italiani non conoscano l’inglese. Ormai gli spogliatoio sono multietnici anche in Serie A. Sono andato ad allenare a Udine e si parlava solo spagnolo e inglese. Se non sai queste due lingue non vai lontano. Nella vita e nel calcio".
È diventato complicato fare l’allenatore...
"No, è bellissimo. Molto stimolante. Prima ti davano una squadra da gestire, oggi devi insegnare ai giocatori cosa devono fare. Oggi un giocatore non si accontenta di andare in campo, ma ti chiede: mister, come li andiamo a prendere? Come ci organizziamo in fase di possesso? Devi rispondere a queste domande. E poi la società ti affida i giocatori per farli crescere, come fossero titoli di Borsa, perché tutto ha un valore economico importante. Devo dire che mi piace: è una responsabilità che stimola. Ci sono staff da organizzare, dati da analizzare, tutto è più complesso, ma alla fine il calcio rimane calcio, in qualsiasi epoca".
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