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Guardiola come Motta, Champions e allarme condiviso: ora pesa tutto il doppio

C’era una volta la squadra più forte al mondo. Quella che, con la Champions conquistata contro l’Inter all’Ataturk di Istanbul, aveva sublimato un percorso incredibile, fatto di acquisti stellari e di un gioco privo di difetti. Bei tempi, per Pep Guardiola: solo un anno e mezzo fa, il suo Manchester City era sul tetto d’Europa e la rabbia era limitata agli sfoghi interni, al tenere alta la barra dell’attenzione dei calciatori. Ora no, è tutto diverso. La partita contro la Juventus di domani sarà l’ennesima prova di forza in una stagione che non sembra fatta d’altro. Anche ieri, poco dopo il primo allenamento verso la trasferta di Torino - oggi la rifinitura alle 12 e la partenza nel pomeriggio in direzione Italia -, nel quartier generale dei Citizens è risuonato l’allarme delle accuse sul Fair Play Finanziario, poiché a Londra si era appena conclusa l’ultima udienza prevista. Il verdetto arriverà in primavera, nel frattempo non conviene affatto pensare alle 115 accuse rivolte e ai possibili risvolti.

City, Guardiola con gli uomini contati

Arrivando alle notizie di campo, Pep però non può sorridere lo stesso. È totalmente frustrato dall’andamento della stagione, che in campionato lo vede già a 8 punti dal Liverpool in vetta (i Reds hanno pure una partita in meno) e dal cammino in Champions League, quota 8 punti come i bianconeri. Sa che ogni sfida adesso pesa il doppio, è fondamentalmente decisiva. E avrebbe bisogno della rosa al completo per superare la burrasca, non di certo di provare ad andare avanti con dodici giocatori di movimento più tre portieri. Ecco: ricorda qualcuno? Proprio come accaduto nelle scorse settimane a Thiago Motta, Guardiola è alle prese con la peggior crisi di uomini e risultati: nell’ultimo match, pareggiato in casa del Crystal Palace, erano assenti ben sette giocatori. E che giocatori: da Rodri a Bobb, passando per Stones, Kovacic, Aké, Akanji, Foden. Di questi, gli ultimi due potrebbero rientrare, ma giusto per la panchina e per feroce necessità. Solo Grealish e Doku erano a disposizione a gara in corso con il Palace, tra l’altro neanche in condizioni ottimali.

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