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Inter e Atalanta: amarezze (diverse) di Champions. Napoli: l’all-in di Conte. Juve: il giudizio strampalato su Motta.…

Analisi che lasciano il tempo che trovano, in discreta quantità.

E partiamo dalla Champions.

Primo gol subito e prima sconfitta dell’Inter in Champions. Vince il Bayer Leverkusen con merito (0 tiri in porta dei nerazzurri) e tedeschi davvero bravi a togliere ossigeno per tutti i 90’. Le possibilità di qualificazione diretta agli ottavi restano alte (servono 4 punti nelle ultime 2 partite), resta l’amarezza per una partita dove l’Inter per una volta ha solamente subito.

Perde anche l’Atalanta che, però, gioca una partita all’altezza del Real Madrid, una squadra gigante a prescindere dal momento. L’idea che la Dea riesca a mettere su prato prestazioni del genere è di per sé impressionante, anche se in questo caso parliamo di una sconfitta. E Lookman al momento è fuori categoria.

Il Napoli non deve rimproverarsi troppo la sconfitta di domenica - ha giocato una buona partita contro un’ottima Lazio - quanto quella in Coppa Italia contro la stessa Lazio. Conte non lo ammetterà mai ma ha scelto di uscire dalla coppetta nazionale e ha fatto male. Dice che altre squadre hanno rose numericamente superiori alla sua e dice una bugia. Forse lo sono qualitativamente, non certo numericamente, e solo nelle seconde linee. Ma il dato di fatto è che se molte delle seconde linee di Inter e Atalanta - per citare due tra le più accreditate al titolo - sono quasi al livello dei titolari è merito della gestione dei tecnici, più che del mercato. E questo proprio perché gli allenatori riescono a dare responsabilità a chi gioca meno proprio attraverso le coppe, competizioni che Conte storicamente mal digerisce. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il Napoli sarà in corsa per lo scudetto fino in fondo grazie a un all-in che, però, è figlio di un modo di pensare antico. I club confidano di costruire squadre a lungo termine, quelle che generano ricavi e possibilità; i cosiddetti instant team, invece, magari portano successi inaspettati - e non è poco - ma poi lasciano strascichi non indifferenti a livello di costi e prospettive. Come sempre, il tempo ci dirà la verità: se Conte vincerà il titolo sarà stato bravissimo, si prenderà i meriti e pretenderà nuovi e ulteriori investimenti da parte del sciur padrun (non che quest’anno non ne abbia fatti: 110 milioni per i soli Buongiorno, McTominay e Lukaku), viceversa darà la colpa allo stesso padrun che “più di così era impossibile, con questa squadra dove volevamo arrivare?”. Un grande classico.

È partita la grancassa anti-Thiago Motta. Era inevitabile. Gli rimproverano un gioco scadente e risultati molto poco entusiasmanti. Ci sta. Ma solo in caso di importante miopia. Motta non è perfetto e, certo, sta commettendo qualche errore di gestione, ma il grosso lo fa la totale impossibilità di alternare giocatori, oltre alle scelte - alcune strampalate - fatte in fase di costruzione della rosa. “Allegri riusciva comunque a fare tutto anche nelle difficoltà”. Allegri era ed è un grande tecnico che ha fatto del pragmatismo il suo credo. Chiede ai difensori di difendere, ai centrocampisti di difendere e agli attaccanti di fare gol. E poi di difendere. Questa cosa non è affatto deprecabile, anzi, è un merito, porta risultati anche in assenza di giocatori di primissimo piano ma, banalmente, non è quello che vuole (o vorrebbe) fare Motta.

L’idea di calcio del neo tecnico bianconero può essere messa in pratica solo in presenza di quei giocatori attualmente assenti per infortunio o del tutto non presenti in rosa. Motta chiede ai difensori di attaccare. Ai centrocampisti di attaccare. Agli attaccanti di fare gol. E a tutti questi di difendere. Questa cosa non la possono fare gli Under 23, servono i giocatori “per Motta”. E fino a quando non torneranno (e fino a quando i buchi in rosa non verranno sistemati a dovere) avrà poco senso pretendere più di quello che si è visto fino ad oggi. Oh, parere personale e stra-opinabile.

Fonseca esce dal campo di Bergamo e attacca gli arbitri. Non dovrebbe capitare ma, dalle nostre parti, succede spesso (lo fanno quasi tutti). Il problema è che il tecnico portoghese lo fa in maniera disordinata, pasticciata, sballata. Serve strategia anche quando si protesta. Conte la conosce, Fonseca no. Soprattutto, Fonseca è stato ancora una volta abbandonato al suo destino. Nelle ore successive in molti hanno riportato la seguente frase: “Il Milan fa sapere di essere in linea di principio d’accordo col suo allenatore”. E così facendo lo lascia ancor più solo. Se la pensi come lui devi parlare al posto suo o intervenire subito dopo. Altrimenti lasci intendere che quella sia l’uscita di un tecnico che ha parlato per pura iniziativa personale e lo fai passare come un uomo disperato. E solo. Se poi patron Scaroni prende parola e “gli arbitri hanno sempre ragione”, beh, il pasticcio si trasforma in frittata.

Tanti pensano che il Milan abbia bisogno di un nuovo allenatore, di sicuro necessita di qualcuno che dietro alla scrivania sappia indicare una strada comune e sia reale punto di riferimento. Al momento, quel qualcuno, non si vede.

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