L’immagine del Toro di Paolo Vanoli è quella della coperta troppo corta, perché dove la tiri scopri l’altro lato. E la difesa e l’attacco granata sono esattamente così: ad inizio campionato la squadra segnava tanto e subiva altrettanto, ora invece la manovra offensiva si è inceppata del tutto ma se non altro là dietro si soffre meno. Anche la mentalità di giocatori e allenatore sembra cambiata totalmente, perché si è passati dal pensare di fare un gol in più dell’avversario al “primo non prenderle”. O, almeno a Marassi contro il Genoa, si è avuta chiaramente questa sensazione, anche perché le mosse tattiche a gara in corso sono state ruolo per ruolo e mai per diventare più offensivi, visto che conquistare un punticino era più importante che perdere. Il Toro è stato costretto a modificare anche il suo modo di approcciarsi alla classifica, perché a causa del rendimento degli ultimi due mesi bisogna fare più attenzione a quelle dietro che a quelle davanti.
Così, Vanoli vuole ripartire dalla difesa e dopo tanti esperimenti sta iniziando a intravedere un equilibrio. “Tu cambieresti questo terzetto?” rispondeva sul tema giusto una settimana fa, per poi andare a confermare Walukiewicz, Coco e Masina. A Genova lo ha fatto per la quarta volta consecutiva, a Empoli è tutto pronto per il pokerissimo. E i risultati, almeno per quel che riguarda i gol subiti, sono confortanti: nelle ultime sette partite, il Toro ha concesso due reti soltanto nel derby contro la Juve, oltre ad aver collezionato due clean-sheet. Sono sei gol presi in totale, mentre nelle prime otto giornate furono 14. E, specialmente nella prima parte di stagione, sarebbero potuti essere molti di più, considerando tutte le parate decisive di Milinkovic-Savic. Adesso c’è un Toro che concede decisamente meno, non solo nelle reti ma proprio nelle occasioni. Il problema è che pesa come un macigno l’assenza di gol fatti (14 a 2), anche perché la differenza di punti tra i due periodi è di 11 a 5. Aspettando di sbloccare l’attacco, Vanoli prova a blindare la propria porta: d’altra parte, mal che vada finisce 0-0…