"Motta è stato bravissimo: nella sfida che avrebbe potuto cambiare radicalmente i contenuti della stagione ha saputo sfruttare al meglio le caratteristiche dei suoi pretendendo la massima attenzione, il sacrificio, una presenza costante e attiva - attivissima - nella partita". Scrive così **Ivan Zazzaroni**, nel fondo presente oggi sul _Corriere dello Sport_.
Prosegue, con una stoccata ai 'mottiani': "Il problema di Thiago non è Motta, bensì i topolini che seguono qualche pifferaio tutt’altro che magico: i piper hanno descritto Thiago come non è, probabilmente avendo seguito con scarsa attenzione poche partite della sua ultima squadra, il Bologna. Il firulì firulà suonato insistentemente al popolo insoddisfatto era questo: “la Juve cambi registro, basta con il difensivismo, il gioco passivo, il contropiede come must: qui ci vuole l’allenatore della proposta, Motta”. Ciò che all’inizio ha aiutato Thiago a entrare nei cuori degli juventini è stato proprio l’anti-allegrismo. Ora, però, dopo una ventina di partite, il Nostro si è mostrato per quello che è e che era anche da giocatore: un professionista pratico, intelligente, portatore di equilibrio tattico. Un po’ strano, questo sì".
Chiusura con un augurio: "La Juve è stata capace di alterare Sarri, giochista dop, ma solo per un anno, tant’è che Maurizio non vedeva l’ora di essere cacciato. Penso che non cambierà Motta: non ce n’è bisogno, perché può diventare l’Allegri o il Conte dei prossimi quindici anni. È quello che gli auguro".