MILANO – La mannaia sulla previsione di crescita italiana cala pure da via Nazionale, sede della Banca d’Italia. Dopo Ocse e Istat, pure gli esperti dell’Eurosistema tagliano la stima per il Pil di quest’anno, ponendola allo 0,5 per cento, 0,1 punti in meno della stima di ottobre.
Un risultato ben distante dall’1% che è ancora scritto nel Piano strutturale di bilancio italiano, per confrontarsi con il quale – segnala la stessa Bankitalia – bisogna però prendere le stime non corrette per l’effetto del calendario che si collocano allo 0,7%. Un numero, quest’ultimo, evocato ieri da Giorgetti ad Atreju: "Avevamo fatto tutte previsioni assolutamente prudenziali, questa revisione del Pil che stimiamo possa arrivare allo 0,7 non ci cambia i numeri di finanza pubblica, anzi siamo convinti che otterremo risultati ancora migliori".
Restando a Bankitalia, nel triennio successivo si vede un’accelerazione “a tassi intorno all’1 per cento in media, sospinto dalla ripresa dei consumi e delle esportazioni”. Male invece gli investimenti, frenati “dal ridimensionamento degli incentivi all’edilizia residenziale” e d’altra parte spinti “dall’implementazione dei progetti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza e della graduale riduzione dei costi di finanziamento”.
Manovra, Giorgetti ammette: “Pil in crescita asfittica”. E l’Ires premiale la pagano le banche
di Giuseppe Colombo 12 Dicembre 2024
Dalle tabelle pubblicate emerge il dettaglio delle previsioni: per il 2025 la crescita viene abbassata dall’1% tondo di ottobre allo 0,8%, poi dall’1,2 si passa all’1,1% e quindi si arriva al 2027 ipotizzando un +0,9%.
“Si valuta che l’inflazione rimanga contenuta, collocandosi all’1,1 per cento nella media dell’anno in corso, all’1,5 nel successivo biennio e al 2,0 per cento nel 2027. Al rialzo dell’inflazione contribuirebbero principalmente il venire meno del forte contributo negativo della componente energetica e, nel 2027, gli effetti temporanei dell’entrata in vigore della normativa ETS2”, il sistema per lo scambio di quote di emissione nell'Unione europea che si allarga alla vendita di carburanti e di combustibili per il riscaldamento degli edifici.
Per Bankitalia l’inflazione di fondo sarebbe poco superiore al 2 per cento nella media di quest’anno e scenderebbe a poco più dell’1,5 per cento nel prossimo triennio, “in cui le pressioni derivanti dall’aumento del costo del lavoro sarebbero in larga misura assorbite dai margini di profitto”.
Tra le ultime voci, l’export ancora debole nel secondo scorcio di 2024 tornerebbe a crescere dal prossimo anno. Segnali positivi ancora dal mercato del lavoro con l’occupazione ancora in crescita seppure a tassi inferiori.
Resta "l’incertezza che circonda queste proiezioni”, è “elevata” e “deriva principalmente dallo scenario internazionale. Un orientamento maggiormente protezionistico delle politiche commerciali e le perduranti tensioni connesse con i conflitti in corso potrebbero incidere negativamente sulle vendite all’estero e, tramite un peggioramento della fiducia di famiglie e imprese, sulla domanda interna. Una dinamica dei prezzi più elevata potrebbe derivare da nuovi rincari delle materie prime e degli altri beni importati. Per contro, l’eventualità di un deterioramento più marcato e duraturo della domanda potrebbe pesare sull’occupazione e comprimere l’andamento di salari, margini di profitto e prezzi di vendita delle imprese”. Di ‘rischi’ che le cose vadano meglio del previsto, non paiono essercene.