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Incide e decide: Juve, Nico Gonzalez si candida a essere l’acquisto in più

Torino - Cosa sarebbe stata la Juventus con un Nico Gonzalez in più? Lecito pensarlo, dal post Cagliari difficile anche fare altro per i tifosi bianconeri. E per Thiago Motta. Che ha potuto rivedere l’argentino lì, tra le linee, a incidere e decidere, ricordando a tutti, e in parte a se stesso, quanto decisivo possa essere l’esterno ex Fiorentina. Almeno con le gambe giuste, pronte a scattare in contropiede o nel breve, specialmente contro quelle difese chiuse che hanno condizionato il percorso della Juve fino a questo momento. Inutile però buttarsi sul passato, ragionare coi "se" e con i "ma". Molto più funzionale proiettare il percorso da qui in avanti per lo stesso Nico, caduto nel momento più caldo della stagione, cioè Lipsia, e in grado di rialzarsi quasi 80 giorni più tardi. Prima è arrivata la lesione di basso grado del retto femorale, poi sono emerse le difficoltà nel cammino verso il rientro. Difficoltà così fastidiose da convincere lo stesso attaccante a non accelerare i tempi, a valutare per bene condizioni e sensazioni prima di stabilire certezze sulla sua tabella finalizzata al ritorno. E rieccolo, due mesi più tardi, prima con il Venezia e quindi in Coppa Italia.

Nico Gonzalez e quella poesia mai terminata

Se in campionato l’obiettivo era mettere qualche minuto nel motore, Motta aveva immaginato proprio un ingresso simile con i sardi: mezz’ora di sprint e qualità, a sfruttare gli spazi. Magari, ecco, non si aspettava l’azione che ha portato al gol: uno scavetto splendido, da rubare l’occhio e far scattare tutti in piedi. E aveva bisogno di quell’applauso, Gonzalez. Eccome. Perché fino a quell’attimo, il rapporto con il pubblico era macchiato dal sospetto. Nico aveva infatti mostrato pochi colpi e tutti estemporanei, scoprendosi pian piano nella sua genialità. Come contro l’Empoli, uno dei troppi pari: il pallone per Vlahovic è una poesia mai terminata. O come con il PSV, quando i bianconeri sembravano davvero all’inizio di un processo virtuoso: l’azione insistita che porta alla rete di McKennie nasce da una sua super giocata, sombrero al volo e al diretto avversario; il gol finale arriva poi su assist di Vlahovic, con il quale l’intesa era già stata affinata.

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