Ogni gara ha la sua peculiare importanza, i suoi tratti distintivi che contribuiscono a darle valore. A Empoli era ad esempio necessario che il Toro tornasse a vincere, per migliorare una media nelle dieci precedenti uscite di 0,5 punti a gara. Là l’obiettivo era semplice e diretto: uscire dalla crisi più buia. Ora uno spiraglio s’è aperto, grazie ad Adams che ha aperto in due il Castellani - Gross Arena con quel tiro da centrocampo che ha inchiodato Vasquez.
Ora servono conferme
Servono però prime conferme, per alimentare il fuoco dell’ottimismo dopo le montagne russe attraversate fino a questo momento. Sotto il profilo tecnico - il gol dello scozzese è arrivato perché l’attaccante ha sentito la giocata e non ha avuto paura di effettuarla -, come pure motivazionale - a Empoli la squadra ha saputo soffrire, nel primo tempo - e non ultimo tattico. Qui le perplessità di Vanoli, il dubbio su quale sia la forma migliore per proteggere Milinkovic Savic e creare pericoli, si allargano. Njie trasmette pericoli, ma per adesso sembra più adatto a farlo da subentrato, mettendo a disposizione dei compagni quello scatto nel breve che, con gli avversari più stanchi, è pure più utile ai granata. Vlasic avrebbe carisma per iniziare da subito, tuttavia se in campo dal primo minuto resta di difficile collocazione: il ruolo di mezzala, sporca finché si vuole, cioè interpretabile da attaccante aggiunto, non gli si addice, mentre il Toro non pare avere ancora sufficienti sicurezze per sostenere Vlasic avanzato con due punte. Ecco che quindi la soluzione, per domani, porta a Sanabria con Adams (con Vlasic e Njie pronti a subentrare).
La sfida a Italiano
La scelta degli uomini è importante, ma va accompagnata da una serie di movimenti, e di soluzioni su palla da fermo, che possano mandare i giocatori alla conclusione. E sorprendere quel Bologna che, assecondando il dna di Italiano, a Torino se la giocherà a viso aperto. Rischiando qualcosa per colpire Milinkovic Savic, e contestualmente concedendo qualche spazio dalle parti di Skorupski. Ciò che Italiano, attuale tecnico del Bologna e oggetto dei desideri di Cairo prima di virare su Vanoli (anche per l’intercessione di Vagnati), ha fatto vedere negli anni alla Fiorentina e bene o male in questo primo scorcio di stagione sulla panchina rossoblù.
Cairo voleva Italiano
Circa di questi tempi, un po’ più tardi perché si era a metà gennaio, Cairo respinto nell’offerta di rinnovo da Juric aveva iniziato il giro di sondaggi per testare le intenzioni di Italiano. Al patron piaceva Gilardino, ma con scarsa lungimiranza come avrebbero poi dimostrato i fatti (Gilardino è stato esonerato) il tecnico in estate decise di prolungare con il club ligure. Un’altra idea portava a Palladino, allettato dal Torino, ma ancora più dalla prospettiva di allenare in Europa: da qui il matrimonio con la Fiorentina. E poi c’era appunto Italiano, gradito a Cairo, e in quel frangente anche al Napoli quale soluzione alternativa a Conte. Persi gli azzurri, l’ex della Fiorentina tra il Bologna e il Toro scelse di andare nella piazza che gli ha consentito di allenare in Champions League. Ebbene questa volta vincere, per Vanoli, avrebbe notevoli significati di classifica, e altri più intimi e non meno rilevanti legati alla sfida nella sfida con Italiano: dimostrare a Cairo che Vagnati ha avuto ragione, questo l’obiettivo che lo rende adrenalinico.
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