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Il mistero Douglas Luiz e il turning point (al contrario) della Juve

D’accordo: il possesso palla, i clean sheet, il dominio della partita. Ma questa Juventus, tra un pareggio e l’altro, riuscirà finalmente a esprimere appieno il suo potenziale? Difficile, di questo passo. Ovvero con una media ponderata di 4,5 infortunati a partita, fardello che ogni “domenica” grava sulle spalle della creatura di Thiago Motta. Per comprendere l’incidenza del dato, nello specifico, può giovare l’aggiunta di un altro dettaglio per nulla secondario: l’unico reparto a dribblare stop, crack e argh! è stato quello dei portieri. E quindi? E quindi le 4,5 assenze a partita, rapportate ai 22 giocatori di movimento in organico, raccontano di come i bianconeri finora abbiano puntualmente dovuto fare a meno del 20,5% della rosa allestita in estate. Il numero, va da sé, ha un peso specifico imponente, al di là di ogni responsabilità che si voglia addossare a Giuntoli per il mercato o a Motta per il lavoro tecnico.

La Juve e il 'circolo vizioso' degli infortuni

Poi, certo, scavando dentro la statistica si trova di tutto: c’è la cattiva sorte nascosta dietro un infortunio traumatico, c’è l’usura nei muscoli di chi non ha una vera e propria alternativa in rosa, c’è il sovraccarico nelle fibre di chi è stato esposto a una preparazione troppo esigente. Ma i dati raccontano di una realtà difficilmente sostenibile per qualunque club. E infatti chi versa nelle medesime condizioni – leggi alla voce Manchester City, per esempio – sta raccogliendo risultati anche peggiori. La Juventus ha vissuto una situazione sostenibile nella prima manciata di partite, ma troppo presto l’infermeria ha finito per affollarsi e non svuotarsi più. La trasferta di Lipsia, con la rimonta da sogno e la vittoria in inferiorità numerica, avrebbe potuto rappresentare un “turning point” clamoroso, a livello tecnico. Ma ha finito per rappresentare una svolta, semmai, proprio sul fronte delle assenze, con gli infortuni di Bremer e di Nico Gonzalez. La Juventus, da lì, è stata risucchiata in una sorta di circolo vizioso: più assenze uguale meno rotazioni, meno rotazioni uguale più fatiche, più fatiche uguale più infortuni. Il peggio, per certi versi, pare ormai alle spalle. Perché echeggia come un passato già lontano la trasferta di Lecce, a inizio mese, con il dato record di 9 giocatori contestualmente assenti.

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