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La domenica bestiale di Laudrup: quell'attimo Juve che diventa eternità

«Quando hanno espulso Corso sono andato vicino a Trapattoni e gli ho detto: ora è rimasto un solo tecnico per due squadre, dovrà sdoppiarsi. E me ne sono andato ridendo». L’ironia di Michel Platini è una rasoiata che taglia in due l’imbarazzo, che da mesi pesa sull’ambiente bianconero. È il marzo del 1986, Giovanni Trapattoni, dopo dieci anni di onore e gloria alla Juventus, avrebbe lasciato il club a fine stagione per andare all’Inter nella stagione successiva. L’accordo con Ernesto Pellegrini era un segreto in teoria, ma in pratica c’erano troppe persone a condividerlo. E così, nonostante le goffe smentite e i tentativi di travestire la verità, la notizia era di dominio pubblico da marzo. E aveva impepato lo spogliatoio della Juventus.

E non solo quello. Perché il più nervoso di tutti era il presidente Giampiero Boniperti, che si sentiva tradito dall’allenatore con cui aveva costruito un decennale legame umano e professionale di straordinaria forza. Sapere che avrebbe allenato l’Inter gli dava l’orticaria e il suo pessimo umore era sceso sulla squadra, dove regnava sconcerto e un pelo di confusione, perché un allenatore uscente non ha mai il totale controllo, anche se si chiama Trapattoni. Così l’ambiente bianconero si era fatto spigoloso, con ovvie conseguenze sul campo.

La nuova Juve di Boniperti

Un peccato, perché la nuova Juventus, che il presidente aveva costruito in mezzo a molto scetticismo, era partita in modo strepitoso. Boniperti, in estate, ha capito di dover gestire un fine ciclo complicato e sta operando una rivoluzione per ringiovanire la rosa. Così, quando l’Inter mette gli occhi su Marco Tardelli, Boniperti chiede in cambio un mucchio di soldi e il venticinquenne Aldo Serena, fortissimo attaccante che nella stagione precedente ha giocato nel Torino, in prestito dall’Inter. Poi, oltre a Tardelli, cede Paolo Rossi (al Milan), Vignola (al Verona) e, soprattutto, Zibì Boniek alla Roma, l’acerrima nemica (ed è un addio tormentato, che il polacco vive malissimo, avvelenandosi di vendetta). A quel punto Boniperti mette dentro Michael Laudrup, Massimo Mauro, Lionello Manfredonia e Marco Pacione.

È una squadra costruita bene e con equilibrio, anche se non spicca un grosso nome e questo confonde molti addetti ai lavori. Invece, la nuova Juventus inizia il campionato con otto vittorie consecutive, polverizzando record e dando l’impressione di essere padrona assoluta del torneo. Poi qualche calo, subito superato, fino alla crisetta di primavera che la Juventus pensava di aver scavallato, quando Platini trova il tempo di prendere in giro il Trap con la sua spassosa battuta. E in quel momento ride a denti stretti anche Trapattoni, se non altro perché la Juventus sta vincendo. Cosa piuttosto rara in quelle concitate settimane di lotta scudetto con la Roma.

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