I tre punti chiave della nuova Juve
Numero uno: l’obiettivo sarà essere subito intensi, reattivi all’imprevisto, in grado di reggere metodologia e pretese; numero due: guai a trovarsi nel bel mezzo di tante situazioni da risolvere. E per un motivo estremamente impattante: il tecnico era convinto - e lo è ancora adesso - di quanto i destini in bilico di diversi giocatori, dai prestiti ai mancati accordi sui rinnovi, abbiano condizionato la stagione bianconera, per questo vorrebbe evitare ulteriori effetti collaterali. Terzo, per ora ultimo: avere un’identità istantaneamente chiara, per poi evolverla a seconda delle condizioni, degli obiettivi, di ciò che arriva sul cammino juventino. Fatta chiarezza qui, vale la pena sottolineare le difficoltà a cui inevitabilmente andrà incontro il tecnico croato. Ossia le tempistiche. Calcolando le ultime quattro stagioni, la Juventus ha sempre organizzato il raduno in base al debutto in campionato. Lo scopo era raggiungere i 40 giorni di lavoro per poi affrontare la prima di Serie A con benzina nelle gambe e un buon numero di amichevoli, almeno tre.
Nel 2021, i bianconeri avevano iniziato il 14 luglio per poi giocare il 21 agosto. Dal 4 luglio al 13 agosto nel 2022, mentre nel 2023 e nel 2024 la partenza era stata fissata - da Allegri e Thiago Motta, rispettivamente - il giorno 10 luglio, salvo poi ritrovarsi a fare sul serio 19 e 17 agosto. Stavolta? Meno di 30 allenamenti per raggiungere la forma desiderata e pigiare forte sull’acceleratore, cercando di eliminare quanto prima le scorie di un Mondiale per Club che ha dato comunque indicazioni importanti, a volte contrastanti, a volte determinanti. Soprattutto per quanto riguarda i buchi da colmare nella rosa. Le prime risposte si avranno in un allenamento congiunto al termine della prima settimana, poi l’amichevole con il Borussia Dortmund del 10 e il test in famiglia allo Stadium.
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