Occhi concentrati a scrutare l’orizzonte, a catturare ogni minimo movimento, parzialmente coperti da un cappello da cowboy. Residui di paglia che ruzzolano sul terreno e, in sottofondo, una colonna sonora di Ennio Morricone per una pellicola di Sergio Leone. È uno stallo da film western quello che si è venuto a creare tra la Juventus e Dusan Vlahovic, con le parti in causa che hanno, ognuna, la convinzione di avere la mano più rapida per estrarre il revolver dalla fondina, o un asso nella manica, per rompere lo stallo a proprio favore.
Il testa a testa tra Vlahovic e la Juventus
L’immagine è quella di due avversari posti su posizioni estremamente antitetiche e che, seppur radicali, inizino a sembrare tutt’altro che utopiche. Lato calciatore, non si esclude più l’idea di restare un ultimo anno a Torino con il contratto in scadenza, percepire l’ingaggio e restare comodo ai margini del progetto, magari più in panchina che in campo. Lato club, prende piede il pensiero di risolvere il contratto dell’attaccante serbo. Una extrema ratio che somiglia più alla volontà di liberarsi da un pensiero piuttosto che un calcolo razionale di pro e contro dell’eventuale operazione. Sì, perché la risoluzione non alleggerirebbe di un centesimo il peso annuale a bilancio del numero nove: 40 milioni. Questo a meno che non si arrivi ad un accordo economico che permetta alla Juventus di non pagare i circa 12 milioni, tra parte fissa e bonus, che Vlahovic guadagnerà da qui al 30 giugno 2026. Difficile, però, immaginare che calciatore ed entourage possano rinunciarvi.
Il pensiero di Comolli
In mezzo ai due duellanti c’è un mondo di sfumature, percorribili solo uscendo dallo stallo e facendo un passetto incontro. Riaprendo un dialogo che, oggi, sembra spigoloso come le guglie di una chiesa gotica, ma che era obiettivo di Damien Comolli, come annunciato in conferenza stampa: «Vlahovic è un top player, senza dubbio, va capita la situazione contrattuale. Va capito cosa vuole, se il contratto andrà a scadere oppure no, capire la sua posizione dal punto di vista psicologico e il suo rapporto col club».
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