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Torino, a Corso Umberto rivive la panchina del mito dove è nata la Juventus

Sì, è proprio così. Così come racconta **Giulio Taurisano**, responsabile di Torino Spazio Pubblico: «A volte ci passi di fianco e la storia è lì a parlarti, senza che tu te ne accorga». In questo caso, la storia è quella della Juventus, e in particolare di una panchina. Quella su cui - narra la leggenda - si sono seduti i primi bianconeri che di lì a qualche passo avrebbero poi fondato il “Football Club” nell’officina di **Eugenio ed Enrico Canfari**. Era il 1897, e in città la sensazione era di vita pura: in seguito alla decisione di spostare la capitale a Firenze nel 1861, il piano di ripartenza torinese aveva reso inevitabile l’arrivo della prima e vitale fase industriale. Su questo terreno fertilissimo nascevano nuove professioni, si consolidavano altre, la società si trasformava e lo scambio, anche sociale, era costante. Pure per una certa attenzione da parte degli inglesi al manifatturiero e al settore tessile. Così, tra un lavoro e l’altro, almeno lo svago era importato. E sulla parte pianeggiante del Parco del Valentino, non era raro trovare un pallone al centro e primi esempi di sfide, spesso organizzate al volo, quasi sempre partendo **sulla panchina ferma al punto d’incontro tra Corso Re Umberto e Corso Vittorio Emanuele II**. Pieno centro.

Oggi con un’attrazione in più: **alcuni tifosi della Juve, infatti, hanno chiesto e ottenuto la possibilità di colorare la panca comunale di bianco e nero. E il risultato è stato un effetto zebrato, con una targa a ribadire l’impegno di quei ragazzi: il più grande aveva 21 anni, il più piccolo appena 14.** «Loro ancora non lo sanno - si legge -, ma hanno dato vita a una leggenda». Una leggenda da 128 stagioni suonate, destinata a proseguire ancora per molto tempo. «E hanno voluto ribadirlo ancora una volta, tutto merito dei volontari - spiega Taurisano -, dalle 9.30 (di ieri, ndr) si sono messi al lavoro, acquistando direttamente la vernice e adoperandosi nella scelta artistica e ovviamente organizzandosi per l’esecuzione». Sin dal mattino si è riunita una piccola folla, di curiosi e appassionati. E se qualche tifoso del Toro ha fatto simpaticamente spallucce, i supporters juventini hanno apprezzato il gesto.

«Siamo riusciti a fare tutto in una settimana, il tempo di organizzarci e di dare l’okay all’azione di volontariato. In fondo - racconta ancora il responsabile -, non c’era un segno in città che facesse riferimento alla Juve, se non al Museum, dove tra l’altro c’è la panchina storica e originale». Quella di tanti momenti di attesa al liceo D’Azeglio. Quella che anticipava le partite tra amici, anche nei pomeriggi più freddi. Quella che era di colore verde, e fu calata dall’alto il giorno dell’inaugurazione dell’Allianz Stadium, come simbolo del primo giorno più importante di tutti. Da adesso, sarà cristallizzato inoltre in una piccola opera d’arte, fatto di memorie e per la memoria. In pieno centro torinese, per chi vorrà, adesso c’è persino un posto a sedere nella storia bianconera. 

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