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Casi, dubbi e pezzi mancanti: il rischio di Tudor e il via ai primi tagli della Juve

TORINO - Quando a Igor Tudor è stata ribadita la fiducia, con tanto di rinnovo di contratto come garanzia totale della parola data - così da eliminare pure la clausola di svincolo presente nel vecchio accordo -, il tecnico ha fatto una sola, grande, richiesta: il prossimo ciclo bianconero dovrà partire senza alcun tipo di incertezza. Vale per le scelte tattiche. Vale per il suo staff. Ma vale soprattutto per il parco giocatori, tanti con il destino in bilico e altrettanti incastrati in rinnovi mai definiti, costanti voci d’addio e la sensazione generale (percepita soprattutto nelle ultime due stagioni) di una gestione delle cessioni stile trading Nba. Ossia: davanti a una buona proposta, la volontà dei calciatori passa quasi in secondo piano, l’importante è racimolare capitale per poi reinvestire. Pertanto, il pericolo era costantemente quello di generare tensioni, distanze, incomprensioni. Problemi, fondamentalmente. Che ci sono stati. Che si sono tramutati in piccoli incendi appiccati un po’ ovunque, con l’intervento di John Elkann da pompiere per la rivoluzione non solo ritenuta importante per un corso differente, ma necessaria per la ragnatela di rapporti che era venuta a costruirsi. Tant’è: dopo averlo trascurato, questo diventa oggi un aspetto che non potrà essere messo da parte.

Comolli, quante grane da risolvere

E così Damien Comolli, nominato un mese fa direttore generale, ha ricominciato dalle basi. Rimpinguando la dirigenza, certo. Ma fiondandosi immediatamente anche sui rinnovi di contratto. E lì dove non ha trovato grosse resistenze - cioè Federico Gatti, prossimo al prolungamento, e l’atto di fiducia nei confronti di Kenan Yildiz - ha proseguito il lavoro senza intoppi. Lì dove ha riscontrato pretese al di fuori dell’ordinario - cioè Weston McKennie, per il quale balla il tema delle commissioni -, ha fermato tutto. Rischiando ulteriore impasse con il grande nodo da sciogliere, quello che tiene soprattutto in bilico il destino di Dusan Vlahovic, a cui va poi aggiunta la mancata definizione (per ora) dei ritorni di Conceiçao e Kolo Muani. Insomma: le prime somme di incertezze non conciliano dolci sonni. Semmai, ecco, aumentano il peso dei minuti, del tempo che passa, di quei giorni da qui alla fine del mercato che sembrano tanti e invece sono un soffio d’estate, specialmente se si considera l’orizzonte dell’inizio ufficiale degli allenamenti che dista appena 10 giorni.

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