In casa Milan è tempo di casting per la nomina del nuovo direttore sportivo. In lizza Fabio Paratici (ex Juve e Tottenham), Igli Tare (ex Lazio) e Tony D’Amico (Atalanta). Motivo per cui ci siamo affidati a un decano dei ds come Giorgio Perinetti (in carriera ha lavorato per Napoli, Roma, Palermo, Genoa e Juve tra le tante) per scoprire meglio qualità e pure eventuali difetti dei candidati alla poltrona di uomo-mercato rossonero. Iniziamo ad analizzare uno alla volta i papabili. Partiamo da Paratici… «Di Fabio ho una conoscenza profonda e più amichevole rispetto agli altri dai tempi della Juve di Conte. Era già operativo e protagonista con Marotta al comando, poi è cresciuto nel tempo, aumentando poteri e responsabilità. Ricordo la nostra prima operazione: un maxi-scambio nel 2010 Juve-Siena: noi prendemmo Immobile e Marrone in prestito; mentre cedemmo alla Juve i giovani Spinazzola, Buchel e Giannetti».
Che tipo di ds è Paratici?
«Fabio ha una natura molto tecnica. Negli anni ha sviluppato poi altre situazioni, partecipando attivamente nelle trattative economiche che prima erano curate più da Marotta, anche perché lui nasce come talent-scout. Alla Juve spettava a Paratici individuare i giocatori, era l’uomo delle scelte».
Quali sono i principali pregi del Paratici ds?
«Direi la visione globale del mercato: segue tutti i campionati a 360 gradi. Paratici ha una grande conoscenza del mercato e presta profonda attenzione anche alle categorie minori. È sempre sul pezzo».
Nella gestione dei calciatori invece com’è il dirigente piacentino?
«Sa mediare tra il gruppo dei giocatori e l’allenatore. Lo vedo più diplomatico di Tare».
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