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Juve, serve la Champions per Osimhen: cosa può succedere

TORINO - Due vittorie per completare la caccia al tesoro. Dopo un sentito “grazie” all’Atalanta per aver frenato la corsa della Roma, adesso tocca alla Juve: la vittoria della Dea sui giallorossi ha rimesso il destino nelle mani dei bianconeri cui ora basterà battere Udinese e Venezia per tagliare il traguardo della qualificazione alla prossima Champions League senza dipendere dai risultati delle concorrenti. L’occasione è troppo ghiotta per non essere sfruttata e la Signora non può farsela sfuggire di mano per dare un senso a una stagione disgraziata. Serve però la vera Juve, quella che poche volte si è vista in verità nel cammino costellato da troppi “bassi” e pochi “alti”, iniziato tra le più grandi aspettative con Thiago Motta ma miseramente naufragato già a metà marzo con il doppio rovescio con Atalanta e Fiorentina che ha aperto la porta a Igor Tudor come salvatore della patria.

La Champions è vitale

Il quarto posto è vitale, l’abbiamo ripetuto mille volte ormai, per il prestigio sportivo, perché la Champions è il luogo naturale dove competere per un club come la Juve, ma anche, e forse soprattutto in questo passaggio storico, per il bilancio. C’è un processo di risanamento dei conti che è ancora in corso e sta dando i primi frutti tangibili - il primo semestre dell’esercizio 2024/25 si chiude infatti con un utile di 16,9 milioni - e che ha come punto fermo proprio la presenza nella principale competizione europea. La differenza rispetto al primo semestre 2023/24, chiuso a -95,1 milioni, sta (quasi) tutta qui: l’anno scorso i bianconeri erano fuori dalle coppe a causa dell’esclusione decisa dalla Uefa e anche il bilancio è andato in sofferenza. Alla Continassa non ci si aspettava certamente di doversi ridurre agli ultimi 180 minuti di campionato per arrivare a centrare l’obiettivo che, da minimo all’inizio, è diventato unico traguardo raggiungibile dopo l’impronosticabile piega negativa che ha preso la stagione, ma adesso bisogna sfruttare la chance di non dover dipendere dagli altri.

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