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Buffon: "Con l'arbitro Oliver ho sbagliato, ma lo rifarei"
Gianluigi Buffon, ex portiere della Juventus e della Nazionale, e attuale capo delegazione azzurro, parla al Salone del Libro di Torino, dove presenta il suo libro: “Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi”. Di seguito le sue parole, riprese da IlBianconero.com.
LIBRO - Una metafora che ha rappresentato me per il ruolo e poi rappresenta tutti per tutta la vita. Se uno decide di essere protagonista, in questo percorso ci sono varie cadute, poi è importante trovare il motivo per rialzarsi.
LE SQUADRE - Nella mia vita tutte le esperienze sono state importanti e bellissime. A Parma 3 anni, alla Juve 19, un anno a Parigi ma in quel contesto ho creato legami e rapporti, il piacere di stare insieme. Sono stato tanto nei posti perché ho instaurato dei bei rapporti per starci.
PARTITA IN AFRICA – Solo uno come me che a quell’età ero uno d’assalto potevo regalarmi quell’esperienza. Incontro N’Kono a Italia-Camerun 98, era il mio idolo e mi invita alla partita d’addio. Sono andato ed ero l’unico europeo, ho rischiato di giocare senza scarpe.
LIPPI – (In Sudafrica) Entro negli spogliatoi, ero infortunato, vedo tutti nelle mani nei capelli, disperazione, arriva il mister… era sereno e distaccato: “Ragazzi non è colpa vostra, la colpa è mia che sono un c…..e che ho portato voi”. Io sono andato nella doccia a ridere.
PRIMA PARTITA UFFICIALE – Ero insolente, uno scapestrato, un irriverente, ero molto sicuro di me e anche furbo. Mi sono messo a dormire sul pullman, avevo capito che i miei compagni che erano adulti, dei campioni, avevano bisogno che io dessi sicurezze e l’unico modo era dimostrare… era un modo per tranquillizzare loro. Ho pensato a tranquillizzare loro e non me.
CONTRO IL BRESCIA DI MAZZONE – Ribatto ogni tiro, finisce la partita, entro negli spogliatoi e c’era Mazzone con il fare di chi voleva vendicarsi e mi aspettava. Appena passo: “Oh Buffon, ma che ciao, ma che hai fatto oggi? Oggi me parevi Lazzaro perché ti rialzavi sempre”.
MOMENTI DELLA GARA – Soprattutto i minuti finali, le energie che sprigionano gli spettatori catturano anche te giocatore. Capisci proprio il momento quando c’è la suspence e quando c’è il boato per la parata o la gioia per il goal. Come cambia l’umore di tanta gente in un modo o nell’altro e questo è un superpotere che ho capito di avere.
AFFETTO – L’affetto della gente è un qualcosa che riconosco sempre e spesso anche fuori dall’Italia. Di solito questa cosa mi stupisce, perché alla fine non so cosa ho fatto di così speciale, ho fatto solo il mio lavoro e sapevo fare solo quello. Mi sono anche divertito e mi hanno pagato bene e mi ha dato fama. Allegri mi diceva: “Te gigione sei bellissimo perché vivi in un totale stato di incoscienza, ma questa è la tua forza”. Ogni tanto ci ripenso e penso che forse è vero.
CASSANO – Litigio? Falso! Eravamo come gemelli. Sono cose che un po’ mi dispiacciono, ho sempre dato grande valore ai rapporti e all’amicizia. Il fatto che qualcuno volesse speculare su questo mi ha dato disagio.
FINALE MONDIALE 2006 – In quel momento sono stato il Var (ride ndr). La mia reazione e la mia corsa verso la zona incriminata ha fatto sì che gli arbitri si accorgessero che qualcosa era successo. Non lo diranno mai, ma l’azione è stata rivista in tv da loro. L’avevo visto solo io.
FINALE DI COPPA UEFA CON IL PARMA – All’epoca valeva come la Coppa Campioni, se non di più. Ma non mi piacque perché si giocò a Mosca in uno stadio enorme e con poca gente.
ARBITRI – Li ho amati quasi tutti (ride ndr). Moreno? Avevamo capito che i media avevano condizionato il sentimento popolare, tutti hanno visto – a giusta ragione -, in Moreno il vero nemico numero uno che ci ha fatto uscire. Probabilmente la colpa era più nostra, però lui arbitrò in maniera ignobile. Uscimmo dall’aeroporto quasi tra gli applausi.
CASSONETTO SPAZZATURA – Uno dei punti più alti della mia carriera (ride ndr). Ora che è passato qualche anno mi vergogno dell’intervista che ho fatto, di quello che ho detto. Avevo una certa età, rappresentavo qualcuno, ero il capitano. Le mie fortune o sfortune dipendevano solo da me. Però devo anche dire che se tornassi indietro ridirei le stesse cose. In quel momento, riuscire a far sbollire quell’amarezza, non era solo una partita persa, era qualcosa di speciale, una rimonta epica, in uno stadio epico, con un gruppo che aveva dimostrato un carattere e un’unione incredibile, dei pazzi e dei sognatori. Il giorno prima della partita ci parlavamo e quello è stato il più grande dispiacere. Ad oggi io non so ancora perché sono stato espulso e quindi l’arrabbiatura alle interviste era anche per quello. È stata la partita più bella dove sono stato coinvolto.
FINALE DI CHAMPIONS - Ho un ruolo, in questo momento, che è federale superpartes. La verità però è una: le partite e le finali sarebbe giusto che lo vincesse le squadre che lo meritano veramente. Chi se lo meriterà tra Psg e Inter lo prenderà. Ho perso tre finali, in nessuna delletre abbiamo meritato di vincere. Con il Rel Madrid abbiamo meritato di perdere, con il Barcellona abbiamo regito un momento... La Champions dispiace per la gente della Juve, ma a me non cambia niente, vuol dire che in quel momento sono stati più bravi gli altri
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