La prima partita e quella in Africa
"La mia prima partita? Ero insolente, uno scapestrato, un irriverente, ero molto sicuro di me e anche furbo. Mi sono messo a dormire sul pullman, avevo capito che i miei compagni che erano adulti, dei campioni, avevano bisogno che io dessi sicurezze e l’unico modo era dimostrare… era un modo per tranquillizzare loro. Ho pensato a tranquillizzare loro e non me. La partita in Africa? Soltanto uno come me che a quell’età ero uno d’assalto potevo regalarmi quell’esperienza. Incontro N’Kono a Italia-Camerun 98, era il mio idolo e mi ha invitato alla partita d’addio. Sono andato ed ero l’unico europeo, ho rischiato di giocare senza scarpe", ha aggiunto Buffon.
Su Lippi e Allegri
"Il Mondiale 2006? In quel momento sono stato il VAR (ride ndr)*. La mia reazione e la mia corsa verso la zona incriminata ha fatto sì che gli arbitri si accorgessero che qualcosa era successo. Non lo diranno mai, ma l’azione è stata rivista in tv da loro. Tutto quello che era successo l’avevo visto solo io. Lippi? In Sudafrica sono entrato negli spogliatoi, ero infortunato, vedo tutti nelle mani nei capelli, disperazione, arriva il mister… era sereno e distaccato: 'Ragazzi non è colpa vostra, la colpa è mia che sono un c…..e che ho portato voi'. Sono andato nella doccia a ridere. L'affetto delle persone? L’affetto della gente è un qualcosa che riconosco sempre e spesso anche fuori dall’Italia. Di solito questa cosa mi stupisce, perché alla fine non so cosa ho fatto di così speciale, ho fatto solo il mio lavoro e sapevo fare solo quello. Mi sono anche divertito e mi hanno pagato bene e mi ha dato fama. Allegri mi diceva: 'Te, Gigione, sei bellissimo perché vivi in un totale stato di incoscienza, ma questa è la tua forza'. Ogni tanto ci ripenso e penso che forse è vero*", ha proseguito Buffon.
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