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Juve, possibile rivoluzione: dall’allenatore, alla dirigenza al mercato. I possibili scenari

La rivoluzione non ha odori. Spesso non la si sente neppure arrivare, eppur si muove sottotraccia. Quando si presenta, poi, ha sempre un sapore agrodolce, perché il cambiamento, pure quando è accompagnato dall’entusiasmo, non abbandona mai il retrogusto del fallimento. Sospesi tra la voglia di dare una sterzata immediata e il timore di abbandonare per la troppa fretta un progetto ancora in fasce, alla Juve si interrogano da settimane su quanto e come stravolgere la squadra, se rinnegare alcune scelte fatte sui dirigenti, ma anche a quale allenatore affidarsi - Conte non ha mai smesso di andare di moda alla Continassa - e con quali risorse sarà possibile fare «quei due-tre innesti per un ulteriore salto», come ha spiegato Giuntoli due sere fa. Del futuro non v’è ancora certezza. E non potrebbe essere altrimenti, dopo i 250 milioni spesi sul mercato per un progetto che a marzo ha subito una brusca frenata con l’esonero dell’allenatore. Tudor, intanto, ha aggiustato quello che doveva: ha preso la squadra al 5° posto e, se dovesse battere il Venezia, chiuderebbe 4° con una media di 2 punti a partita. Salvare la stagione, però, non gli garantisce automaticamente la permanenza: pagando una penale, la società può comunque allontanarlo a fine luglio, concluso il Mondiale per Club. Ancora scottata dal triennale a Thiago, la proprietà è voluta restare padrona del proprio destino.

Rivoluzione Juve: mercato, allenatore e dirigenza

Molteplici scenari si spalancano sia sul mercato in entrata, dove la priorità sarà rinforzare la difesa con un centrale esperto ma under 30 e acquistare un attaccante visto che Vlahovic senza rinnovo resta in uscita - da qui l’offerta per Osimhen e l’interesse su David - sia in quello in uscita, con le posizioni di Kolo Muani, Conceiçao e Veiga (tre prestiti secchi), ma anche di Milik e Douglas Luiz, in bilico. Di certo c’è che la Juve, nelle prossime settimane, dovrà mettere mano al portafogli per pagare le rate dei calciatori acquistati nelle ultime due sessioni di mercato. La formula del “compro ora e pago dilazionato”, ormai utilizzata da tutte le società di A, presenta un conto salato: in estate il club dovrà spendere circa 13 milioni a testa per Koop e Douglas Luiz, altri 7 per Thuram, 4,2 per Cabal, 9,3 per Nico, 4,8 per Di Gregorio, 5,7 per Kelly e 3,4 per Costa. Se poi, come sembra, venisse riscattato anche Kalulu, la cifra complessiva ammonterebbe a 65,2 milioni. Questi soldi, pure nell’eventualità tragica di un flop a Venezia, sarebbero già impegnati. Anche per questa ragione Elkann aveva garantito un aumento di capitale fino a un massimo di 110 milioni dopo l’addio di Motta. Il 4° posto alleggerirebbe, e non di poco, l’impegno della proprietà, ma in qualsiasi caso Exor dovrebbe continuare a sostenere il club per mantenere alta la competitività. La casa madre non farà mancare il proprio supporto (tra il 2019 e il 2023 ha approvato tre ricapitalizzazioni per 900 milioni), però la promessa di autosufficienza immediata pare al momento disattesa. Così nessuno può sentirsi davvero al sicuro. Nelle ultime settimane si è parlato di un addio di Calvo, l’uomo dei ricavi e dei rapporti istituzionali, oltre che dei ritorni suggestivi di grandi ex come Bonucci e Barzagli. Chiellini, invece, è già un patrimonio bianconero e si calerà sempre di più nelle vesti di manager plenipotenziario: diventerà il riferimento assoluto per la politica sportiva, ma dovrebbe anche avvicinarsi progressivamente alla squadra e alle questioni di campo.

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