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Antonio Conte, il miglior allenatore italiano è tornato. Sarà lui il vero colpaccio della nuova Juventus

Antonio Conte lo ha rifatto. E probabilmente si è superato come mai aveva fatto nella sua carriera di vincitore seriale. Il quinto Scudetto del proprio percorso da allenatore gli permette di entrare di diritto nella storia del calcio italiano, in quanto diventa il primo in assoluto a vincere il campionato di Serie A con tre squadre differenti. Quello di Napoli, ereditato da un decimo posto e con un organico secondo molti ben al di sotto dei valori delle principali concorrenti, è quello in cui la firma del tecnico salentino è visibile ed evidente come non mai.

I tre consecutivi con la Juventus – il primo dei quali era arrivato proprio in volata e alla penultima giornata – sono stati il trampolino di lancio nel gotha del nostro calcio, quello con l'Inter che non festeggiava dai tempi di José Mourinho (dopo aver guidato la Nazionale ad un insperato quarto di finale agli Europei e il Chelsea alla conquista di una Premier League) lo ha consacrato in maniera definitiva. Quello di Napoli, strappato proprio alla sua ultima squadra in Italia, è però particolarmente importante: perché è quello della rivincita, della resurrezione personale dopo l'amara parentesi al Tottenham e un anno sabbatico in attesa di una chiamata arrivata, forse, dall'interlocutore meno atteso. Non è un mistero che Juventus e Milan fossero le sue prime scelte, nella speranza di una chiamata mai arrivata.

Aurelio De Laurentiis ne ha approfittato, dimostrando coi fatti di aver compreso la vastità degli errori commessi la stagione scorsa, quella successiva al tripudio della gestione Spalletti. Cancellare l'umiliazione del decimo posto, dimenticare la frattura consumatasi con due pezzi da novanta come Osimhen e Kvaratskhelia era possibile soltanto con una scelta forte. Da presidente con la P maiuscola, che a Napoli sembra condannato a finire sempre nella bufera. Com'è stato anche lo scorso gennaio, quando Kvara non è stato rimpiazzato e il difensore centrale per fare fronte agli acciacchi di Buongiorno non è mai arrivato. Ma oggi le chiacchiere stanno a zero, perché gli investimenti non sono mancati, hanno portato giocatori importanti anche in questa stagione come Lukaku e McTominay e, Conte o non Conte, si arricchirà in estate di altri giocatori di livello.

E adesso che succede? I segnali – e pure le parole dei protagonisti nel bel mezzo della festa Scudetto – lasciano poco spazio alle interpretazioni. Antonio Conte è fatto così, è nato per vincere e poi rigettarsi immediatamente nella mischia. Più che le frizioni col suo presidente, è il richiamo della Juventus e l'ambizione di provare a riportarla di nuovo in cima a fare tutta la differenza del mondo. Se così fosse, l'allenatore leccese ci arriverebbe a tutti gli effetti con le stimmate di miglior allenatore italiano dell'epoca moderna. Quello che mostri sacri come Trapattoni, Sacchi, Lippi, Capello e Ancelotti non sono riusciti a fare oggi è invece il principale fiore all'occhiello di Antonio Conte. Chiamato a rifarlo un'altra volta in quella che, per tante ragioni, è casa sua. Dove si vedrà se riuscirà a farsi comprare il Tonali, l'Osimhen di turno o qualche altra stella di prima grandezza, ma dove - ne siamo certi - il vero fuoriclasse è destinato ad essere ancora una volta lui.

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