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Champions o no, la Juve può ribaltarsi: il futuro di Yildiz, Douglas Luiz e Vlahovic

È una storia che potrebbe venire rappresentata dal genio di Hugo Pratt. Il luogo, del resto è quello giusto, nella Venezia in cui la sua matita magica ha aperto porte segrete verso mondi immaginari. Quelli su cui si affaccerà stasera la Juventus sono invece concreti: e si riveleranno gioiosi o terribili a seconda della “Corte Sconta” che ci sarà al di là della porta. La prima è quella che avrà sullo sfondo l’orizzonte dorato della Champions League, con le sue suggestioni e soprattutto i suoi milioni; la seconda ha il cielo plumbeo dell’Europa minore e della certificazione definitiva del fallimento sportivo e tecnico di una stagione iniziata tra speranze e squilli di tromba financo eccessivi.

Juve, obbligatorio vincere

La Juventus ha una sola opzione per poter stare dalla parte dei sogni: vincere contro il Venezia. In caso contrario si concretizzerebbe quasi sicuramente l’eventualità del sorpasso della Roma, impegnata in casa di un Torino annunciato tutt’altro che pugnace e, di conseguenza, l’addio al quarto posto. Che fa tutta la differenza del mondo sulla programmazione dell’anno prossimo. Con la Champions in tasca, infatti, gli scenari sarebbero molto più rosei si sul piano economico sia, di conseguenza, su quello tecnico e di mercato. Con i 60 milioni garantiti dalla partecipazione alla competizione non sarebbe più necessario ricorrere a cessioni eccellenti per tenere in ordine i conti anche se, ovviamente, qualche partenza è da mettere in conto per finanziare i nuovi acquisti. Senza, però, stravolgere la rosa e soprattutto senza la necessità di ricorrere ancora all’aumento di capitale dell’azionista di maggioranza. Una eventualità, questa, che nei documenti programmatici di “avvio progetto” veniva categoricamente esclusa in virtù della messa in sicurezza dei conti. Invece già a marzo Exor ha versato 15 milioni come iniezione di liquidità in seguito all’esonero di Thiago Motta e, soprattutto, ha anticipato la disponibilità a un ulteriore iniezione fino a 100 milioni a seconda delle necessità che il risultato sportivo avrebbe innescato. E a quel risultato sportivo sono legate molte variabili nello staff tecnico perché, dopo Motta, un altro fallimento (il più grave dell’intera stagione, a conti fatti) accelererebbe rivoluzioni nell’organigramma tecnico.

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