Perfino l’ineluttabile domanda -Conte se ne va o resta? - non turba la gioia dei napoletani, abbastanza scafati da sapere che il dopo non è mai bello come il presente. Neppure l’incontro ad Ischia, per il 76esimo compleanno del Presidente De Laurentiis, ha sciolto l’enigma. “Gli vogliamo bene, ma se un allenatore vuole andare non lo si può trattenere…” ripete il presidente. Che significa: Se Conte mi chiede spese ed investimenti che non ci possiamo permetterci, pazienza, vada pure alla Juventus, morto un papa se ne farà un altro. Che potrebbe essere Allegri, già “prenotato” da De Laurentiis. Ma Allegri, un anno fa simbolo del triste calcio difensivista, ora è ricercato come il barbiere di Siviglia. Quindi il Napoli, se Conte andrà via, è meglio che non se lo lasci scappare.
A proposito di papi va ricordato che tutta la squadra martedì sarà ricevuta da Papa Leone XIV, grande sportivo e, secondo fonti non del tutto confermate, anche tifoso della Roma.Un dettaglio che non dovrebbe essere un problema. La fede non si discute, soprattutto quando si va dal Papa.
I cattivi pensieri dell’Inter
E l’Inter? In attesa che Inzaghi ritrovi la parola, i nerazzurri cercano di elaborare questo nuovo secondo posto forse ancora più amaro di quello del 2022 con il Milan. Già quella volta, coi cugini, non fu proprio u piacere. Ma con questo Napoli, che partiva da un decimo posto, lo smacco è ancora più bruciante.
Di errori, e occasioni perse, ce ne sono state tante, inutile nasconderlo. Punti buttati via, che poi, alla fine, hanno pesato tanto, come si vede dalle rabbiose accuse verso gli arbitri e il Var. Al momento la parola d’ordine è quella di concentrarsi su Monaco, sulla finale di Champions, la meta di una stagione che, andasse in porto, sarebbe comunque straordinaria. Nel caso contrario, tutti quelli che ora tacciono, e che ipocritamente elogiano Inzaghi, subito rialzerebbero la voce. Mai come in questo caso, e Simone lo sa, una partita secca diventa lo snodo definitivo di una stagione. Il calcio è feroce: come ti beatifica, in modo altrettanto rapido ti getta nella polvere. Non sarà facile, per l’inter e per Inzaghi, venirne fuori. Anche perchè l’avversario, il Paris Saint Germain, non lascia dormire sonno tranquilli. Gli occhi lucidi di pianti di Lautaro Martinez a Como, sono la fotografia di una squadra che cerca di cancellare tutti i suoi fantasmi con la conquista della Champions, il trofeo più prestigioso. Non è impossibile, si può fare.
La crisi infinita del Diavolo
Concludiamo, con il Milan. Mai ci era capitato, neppure quando era finito in B, di assistere a una contestazione così feroce dei tifosi verso la società, intesa come gruppo dirigente. Una contestazione imbarazzante perchè non ha coinvolto solo gli ultrà della curva ma anche i sostenitore più moderati, le famiglie, lo zoccolo “sano” della tifoseria. Inutile ripetere dove sono stati invitati ad andare (“Go home”) i vari Cardinale, , Furlani, Scaroni, Ibrahimovic. Inutile anche ripetere i grossolani errori di un gruppo, e di una proprietà americana, che in pochi mesi ha bruciato due allenatori mai assumendosi, nei fatti, qualsiasi responsabilità. “Tra i tifosi c’è rammarico, ma anche noi abbiamo gli stessi sentimenti” osserva con la solita freddezza notarile l’ad Furlani, aggiungendo che la “prossima settimana sarà quella degli annunci”. Ecco, gl annunci. Questi dirigenti rossoneri assomigliano a quei politici che, al posto di lavorare concretamente, vivono di annunci sperando così di salvare la faccia.