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Juve senza pace dopo l’era Marotta: rivoluzione continua, Giuntoli è solo l’ultimo addio

Con la Signora, prima o poi, il conto si paga. Lo dice la storia centenaria della famiglia che controlla il club, ma anche il modus operandi che John Elkann ha ormai impresso: alla Juve ti accolgono con tutti gli onori, però dal primo giorno in cui inizi a lavorare pesano ogni gesto e ogni parola, tirando poi una linea. Sul lavoro di Giuntoli e dei suoi collaboratori Pompilio e Stefanelli sono state già tratte le conclusioni: sistemati gli ultimi dettagli burocratici, verranno annunciati i loro addii. I 250 milioni spesi sul mercato, il quarto posto raggiunto a fatica, il fallimento di obiettivi minimi come la semifinale di Coppa Italia e soprattutto gli ottavi di Champions hanno inevitabilmente macchiato la stagione, anche se i traguardi economici come il taglio del monte ingaggi e l’aumento dei ricavi sono stati comunque raggiunti. Dalla Juve si esce in silenzio, solitamente; al punto che non ti fanno neppure rendere conto che il tuo tempo sta per scadere: il direttore tecnico, fino a pochi giorni fa, si diceva certo della fiducia incondizionata della proprietà, salvo poi scoprire che lo stavano mettendo in un angolo.

Dirigenti della Juve, i cambi dopo Marotta e Paratici

Eccoci dunque all’ennesimo restyling di una struttura societaria che non trova pace. Tra chi è uscito dalla porta principale, chi è stato allontanato brutalmente e chi ha trovato una via d’uscita dignitosa, discutendo magari una risoluzione consensuale, sono una ventina i dirigenti (apicali e non) che si sono avvicendati in questi ultimi anni turbolenti. C’era una volta la solida Juve di Marotta e Paratici, il primo direttore generale e l’altro ds. L’addio di Marotta dopo sette scudetti consecutivi e due finali di Champions ha avviato l’effetto domino: lui è andato a vincere all’Inter, la Vecchia Signora ha avuto una coda di successi per altre due stagioni, ma il dominio si è progressivamente esaurito. Molti si sono trasferiti proprio da Torino a Milano, come l’ex responsabile dei ricavi Ricci (dal 2018 al 2022) e il capo del marketing Adornato (new entry nerazzurra). A proposito di gestione del denaro: nel 2020 ha lasciato la Continassa anche Marco Re, ex responsabile finanziario e dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili. Nell’autunno del 2022 è stato lo scossone plusvalenze ad azzerare la governance: Agnelli, Paratici, Arrivabene, Nedved, tutti indagati, si sono fatti da parte. Rappresentavano l’architrave di un club che restava comunque competitivo per il vertice. Da quel momento, la Juve ha cambiato rotta: si è riavvicinata alla Figc, è rientrata nell’Eca, ha ricucito i rapporti con l’Uefa e ha abbandonato il progetto Superlega; su indicazione di Elkann, da forza antisistema si è trasformata in partito di governo sullo scacchiere nazionale e internazionale. Così, uno dopo l’altro, sono stati sostituiti tutti gli “agnelliani”, figure scelte dall’ex presidente, per avviare un nuovo corso.

Juve, il turnover continuo

Il contratto di Federico Cherubini, una delle menti del progetto NextGen che aveva ereditato il ruolo di ds, è scaduto alla fine della scorsa stagione. Dopo dodici anni di militanza bianconera, la Juve lo ha salutato: oggi è l’amministratore delegato del Parma. A giugno 2024 non è stato rinnovato neppure l’accordo con Gigi Milani, l’uomo che aveva scoperto, tra i tanti, Kean, Miretti, Nicolussi Caviglia, Savona e Fagioli, quindi gran parte del tesoro utilizzato da Giuntoli per gli investimenti più recenti. Ha lasciato la Juventus anche il direttore della comunicazione Albanese, che adesso lavora per Oaktree. E lo stesso ha fatto Giovanni Manna, che approdò in bianconero nel 2019 come responsabile della Primavera: al Napoli ha messo la firma sul secondo scudetto dell’era De Laurentiis e nei giorni scorsi è stato decisivo per convincere Conte a restare sul golfo, rifiutando proprio le avances della Juve. Nel 2020 se n’era andato Filippo Fusco, anche lui decisivo nello sviluppo della seconda squadra proprio come l’ex scouting Tognozzi, emigrato al Granada alla fine del 2023 e oggi tra i candidati a rientrare nella riorganizzazione della direzione sportiva juventina. Con questa stagione si è esaurito infine il percorso di Calvo: andrà a lavorare in Premier dopo aver compiuto un’autentica scalata alla Continassa, da uomo dei ricavi a responsabile delle relazioni istituzionali fino a diventare consigliere Figc. Ad aprile del 2024 Elkann annunciava «l’anno zero». Ma la sua rivoluzione è ciclica, ha avuto un inizio e pare non vedere mai la fine.

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