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Di Gregorio, scalata Juve. Ora la ripartenza per sfondare il blocco Nazionale

A farsi un giro sui suoi profili social, si notano istantaneamente un paio di cose. La prima: quanto Michele Di Gregorio sia fiero di ciò che ha fatto in questa stagione. La seconda: quanto lo siano pure i tifosi della Juventus. Per ben due volte c’è la possibilità di tornare, con un’immagine, alla sfida di Venezia: la mano aperta, il salto all’indietro, il guantone sinistro che impatta la sfera calciata divinamente da Doumbia. Non ce n’era, quella volta. Non poteva esserci epilogo differente. Sembrava proprio un colpo di reni del destino, altroché. E allora, il tempo per goderselo, che poi è davvero un attimo, c’è e ci sarà ancora per un po’. Almeno fino a oggi, alla ripresa degli allenamenti, il Mondiale per Club come pensiero unico prima di dedicarsi alle meritate ferie. Una settimana di stacco è stata intanto più che sufficiente per ricaricare le pile, specialmente quelle mentali.

La prima stagione in bianconero

La stagione - la prima tra i grandi - si è rivelata particolarmente probante per l’estremo difensore: non solo la richiesta di sostituire un totem come Tek Szczesny, ma anche il metterci la faccia dopo partite complicate, risultati inaccettabili .Rispetto ai quali spesso Michele è stato l’ultimo dei responsabili. Anzi. A Firenze, nonostante il disfacimento evidente dell’era Thiago Motta, era rimasto al fianco del suo allenatore: «Stiamo male, esattamente come dopo il 4-0 con l’Atalanta - le sue parole in conferenza -. Ma sappiamo bene che adesso serve lavorare e compattarci, tocca stare uniti. Arrendersi è una parola che non prendiamo nemmeno in considerazione». E infatti. La lunga scalata di DiGre è stata a 360 gradi, e non è partita da un piedistallo solo perché la Juve aveva investito una cifra importante per prenderlo dal Monza: ha dovuto sudare, lavorare, faticare. Migliorare. Nella prima parte della sua esperienza, in tanti scommettevano sul potenziale ribaltone tra i titolari, considerata inoltre la voglia di Thiago Motta di rimescolare le carte ovunque, persino in porta. Poi il sorpasso, definitivo, complici incomprensioni altrui, però sempre meritato. A suon di prestazioni.

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