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Il nuovo piano Juve: la strategia su ingaggi, Europa e trofei

L a Juve è nel mezzo del cammin della sua nuova vita, quasi al giro di boa di un piano di rilancio piuttosto ambizioso che punta alla vittoria senza dimenticare l’equilibrio economico-finanziario. «Stiamo ponendo le basi un progetto di sostenibilità e competitività nel prossimo triennio», aveva promesso a marzo del 2024 l’ad Scanavino, tracciando un percorso in tre step con un occhio ai trofei e l’altro al bilancio. Thiago Motta sarebbe dovuto esserne il timoniere. Cacciato lui, e con i dubbi che ancora resistono sul futuro di Tudor, ai vertici del club sono certi che nulla sia compromesso; anzi, con qualche aggiustamento la proprietà resta convinta di poter perseguire nella direzione intrapresa.

Juve, il primo step

Per la prima stagione, cioè quella appena conclusa, l’asticella era stata posta sul raggiungimento degli ottavi di Champions, sul mantenimento del posto nella competizione più ricca e sulla riduzione delle perdite. Anche se a fatica, due obiettivi su tre sono stati centrati. L’ultima semestrale ha fatto registrare un utile di quasi 17 milioni; rispetto al meno 95,1 del 2023-24, il miglioramento è stato di 112. Il percorso di risanamento è avanzato anche grazie a Giuntoli che, se da una parte ha lavorato per tagliare i costi del club, dall’altra ha speso 250 milioni sul mercato per arrivare solamente - e a fatica - al 4° posto con un allenatore diverso da quello di partenza, rendendo necessario un extra-bugdet che Elkann non aveva previsto. Così il lavoro del dt è stato giudicato non soddisfacente e tanto è bastato per dirsi addio.

Il secondo passo

Con la qualificazione in Champions e 90 milioni di ricavi minimi già prevedibili fronte Uefa, il secondo anno del ciclo comincerà con ottimi auspici: i ricavi complessivi potrebbero tornare sopra i 500 milioni e la ricapitalizzazione pianificata per far fronte allo scenario peggiore (la non-Champions) potrebbe essere più contenuta. Cedendo Vlahovic e continuando a spalmare gli ingaggi più pesanti tramite il lavoro di Chiellini e Comolli, la Juve inseguirà la sua idea di sostenibilità. Che deve passare, necessariamente, da un’altra sforbiciata agli stipendi. Cinque anni fa, la Signora spendeva 260 milioni lordi di emolumenti per i calciatori e questa cifra si è progressivamente ridotta fino ai 110 attuali. L’obiettivo finanziario del secondo anno è scendere sotto i 100, continuando a ringiovanire la rosa per diventare davvero autosufficiente dall’ammiraglia Exor, che nell’ultimo lustro ha versato nelle casse del club 900 milioni in aumenti di capitale. I tempi delle vacche grasse alla Continassa sono finiti da un pezzo. Siccome il calcio non è solo un gioco del bilancio, però, la squadra dovrà tornare anche a competere per vincere. Quello che chiedono i tifosi, la società lo aveva in qualche modo programmato: un trofeo, magari la Coppa Italia per ricominciare a prendere confidenza con i podi, lottando fino alla fine per lo scudetto e raggiungendo almeno la top 16 della Champions; fermandosi ai playoff, la Juve quest’anno ha incassato 66 milioni e un ulteriore passaggio del turno le avrebbe consentito di sfondare quota 80 senza considerare gli introiti del botteghino e le sponsorizzazioni. A Torino sono così convinti che con due o tre innesti di qualità si possa assottigliare quel distacco di 12 punti dalla vetta dell’ultimo campionato. Madame non supera gli 80 dal 2020, cioè dall’ultimo scudetto con Sarri.

Juve, il terzo livello

Per il terzo anno, che nelle intenzioni più rosee sarebbe coinciso con l’ultimo del primo contratto di Motta, la Juve mette in conto di arrivare fino in fondo in Europa. Lo scudetto, si sa, non è pianificabile su carta. Ma va da sé che il tricolore potrà tornare a essere una piacevole ossessione dal punto di vista bianconero. Conti alla mano, l’obiettivo per il 2027 resta la chiusura del bilancio in attivo, tornando a una cifra di ricavi operativi lordi di almeno 600 milioni come ai tempi d’oro della gestione Agnelli.

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