TORINO - E dunque la Juventus torna a parlare francese. L’insediamento ufficiale di Damien Comolli dà infatti il via all’ennesima rivoluzione con cui il club cerca di ritrovare la strada dopo la travagliata fine del ciclo d’oro dei nove scudetti, gravata da non trascurabili addentellati politici, giudiziari e in definitiva economici. John Elkann ha cestinato il primo progetto della sua gestione dopo appena una stagione, precisamente dalla lettera agli azionisti dell’aprile del 2024: “La stagione 2023/24 è quindi l’anno zero per la Juventus, in cui la società sta ponendo le basi per il proprio ritorno, sia sul campo che al di fuori”. Nonostante si partisse comunque da una Coppa Italia e da una qualificazione in Champions. E invece, in ordine di tempo, Thiago Motta, Francesco Calvo e, soprattutto, Cristiano Giuntoli (che, sempre in quella lettera agli azionisti veniva incoronato così: “entrato a far parte del club nel 2023 e appena nominato Miglior Direttore Sportivo dell’anno ai Globe Soccer Awards per il suo lavoro con il Napoli l’anno scorso, contribuirà a plasmare la Juventus del futuro”) sono stati detronizzati per far posto a un organigramma radicalmente rinnovato e ridisegnato nei compiti.
Comolli incontra Tudor
Una struttura che parte dal dirigente francese, che affida maggiore centralità a Giorgio Chiellini e che, come vedremo, si arricchirà presto di nuove figure. Prima, però, è necessario e cronachisticamente doveroso dare appunto conto dell’insediamento di Comolli e delle sue prime mosse operative nel ruolo di direttore generale bianconero. A cominciare dall’incontro con Igor Tudor che si svolgerà domani, al terzo giorno delle ripresa degli allenamenti propedeutici alla spedizione negli Usa. Ma, soprattutto, dopo la telefonata (ampiamente e non casualmente resa di dominio pubblico) che Elkann ha inoltrato al tecnico croato per ribadirgli stima, fiducia e considerazione senza che si lasciasse condizionare dal tourbillon di voci sulla ricerca di altri profili da parte del club. Oddio, che “qualche” contatto ci sia stato è indubbio, magari anche da parte di chi sarebbe stato presto depotenziato, ma è altrettanto vero che l’ipotesi di una conferma di Tudor era già considerata come un concreto “piano B” da parte dell’attuale management tecnico.
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