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Il mistero di Comolli, la rotta di Chiellini: da cosa dipende la svolta Juve

E sono quattro. In quattro anni. Da quando, nell’estate del 2021, Fabio Paratici ha lasciato la Juventus e al suo posto, a capo dell’area sportiva, è subentrato Federico Cherubini, ci sono stati altri tre ribaltoni societari: da Cherubini a Manna, da Manna a Giuntoli, da Giuntoli al ticket Comolli/Chiellini. Insomma, quattro cambi della dirigenza in quattro anni che, tra inchieste giudiziarie e scelte strategiche, non hanno consentito un assetto stabile nella gestione sportiva del club. La svolta di questi giorni è quella più brusca, perché abiura un progetto che ha iniziato a sgretolarsi sei mesi fa, con la crisi di Thiago Motta, poi esonerato a marzo, e porta al licenziamento di un dirigente che solo due anni fa aveva firmato un quinquennale (le cui involontarie sfumature sovietiche cozzavano con l’abitudine juventina dei triennali per i dirigenti).

Cosa paga Giuntoli

Cristiano Giuntoli paga il fallimento tecnico di Thiago Motta, colpevole di scelte sbagliate (e talvolta eccentriche), ma anche poco aiutato da chi avrebbe dovuto guidarlo con più fermezza fra le difficoltà del mondo bianconero. E paga un mercato che, sì, ha sforbiciato qualche costo importante, ma ha visto i tre acquisti più costosi naufragare in mezzo a incomprensioni tecniche, infortuni e polemiche. Ma Giuntoli, forse, paga anche un ruolo gravoso di uomo solo al comando di un transatlantico come la Juve, non facile da timonare perché ha codici da rispettare e una stiva stracarica di storia e trionfi (anche recenti) che non possono certo essere buttati a mare e con i quali si fa inevitabilmente i conti.

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