corrieredellosport.it

Spalletti, perché la Juve è già un'ipotesi: c'entra la risoluzione contrattuale

FIRENZE (dagli inviati) - No, non sono dimissioni. Spalletti se ne va perché Gravina era ormai convinto di cambiare guida tecnica dell’Italia e lo avrebbe comunicato domani, poche ore dopo la partita con la Moldavia, per evitare trambusto e una situazione grottesca, mai vista nella storia azzurra. Questa sera a Reggio Emilia la Nazionale per la prima volta scenderà in campo con un commissario tecnico esautorato (di fatto è un ex da ieri) e non si tratta di un appuntamento banale, perché dopo il crollo fragoroso di Oslo (0-3) ci servirebbe una goleada per cominciare a rosicchiare un divario al momento incolmabile (come punti e differenza reti) nel confronto a distanza con la Norvegia. La Figc prendeva tempo e voleva un’uscita meno traumatica con l’idea di scuotere, responsabilizzare e mettere sotto pressione il gruppo azzurro, senza il sacro fuoco evocato da Buffon. Lucio ha bruciato e anticipato i tempi con una mossa a sorpresa in conferenza stampa (ore 15) a Coverciano. Gravina e l’ex portierone lo guardavano attoniti, non stupiti, dalle prime file della platea. Il suo staff tecnico (il vice Domenichini, gli assistenti Baldini e Russo, il preparatore dei portieri Savorani), con facce tristissime, era schierato e compatto in cima alla galleria. Dalle pareti dell’Aula Magna, si può dire, lo guardavano anche i poster di Pozzo, Bearzot e Lippi, campioni del mondo.

Spalletti, l’annuncio dell’addio

Spalletti, senza remore, ha comunicato la risoluzione del contratto, formalmente da firmare domani. «Sono il ct sino alla Moldavia, da domani non più, risolveremo il contratto. Lunedì abbiamo parlato a lungo e sino a tardi con Gravina. Il presidente mi ha comunicato che sarò sollevato dall’incarico. Non avevo intenzione di mollare, sarei andato avanti, è un esonero e devo prenderne atto. Visto il rapporto con la Figc, i risultati negativi e che interpreto il ruolo come un servizio alla Patria, cercherò di agevolare in qualsiasi modo il futuro della Nazionale. È giusto così, non si tratta di essere invidiosi o gelosi». Dunque ecco il suo passo indietro. A Coverciano si sentiva in Paradiso. Ora tornerà nella sua tenuta di Montaione, cercando di metabolizzare una profonda delusione. Il suo nome, è ovvio, nelle prossime ore diventerà appetibile per tanti club, a cominciare dalla Juve, con Tudor non ancora sicuro di mantenere la panchina dopo il Mondiale per Club.

Italia, il discorso di Spalletti

Tornando alla conferenza, dopo altri 21 minuti in cui Spalletti aveva provato invano a parlare della partita del Mapei e messo a nudo i suoi errori di interpretazione («*sono deluso da me stesso, non ho tirato fuori le qualità della squadra, ho spinto tanto sull’attaccamento alla maglia azzurra, potevo essere più rotondo, mi sono sforzato di andare incontro ai giocatori»*), l’ultimo colpo di scena. Alla domanda se si fosse sentito tradito, un groppo in gola ha strozzato la sua voce. Stava nominando tutti i dirigenti federali che gli sono stati accanto in questi mesi: «Tradito? Perché? Io, Gravina, Giancarlo, Gigi, Mauro, Roberto, Emiliano...». Lucio si è alzato e se n’è andato. Tutti spiazzati. Un timido applauso si è levato dall’Aula Magna. Gravina, scattando come una molla, lo ha inseguito. Ex ct e presidente sono spariti, inghiottiti dal corridoio. Neanche mezz’ora dopo, Luciano è riapparso sotto il porticato che conduce agli spogliatoi. Ha salutato tutti, uno per uno. Alle 16 doveva iniziare l’ultimo allenamento con l’Italia. Il presidente federale, visibilmente scosso, è sbucato qualche minuto più tardi. Si era tolto la giacca e la cravatta, indossava la tuta e la maglietta dell’Italia. «Il mio stato d’animo? Lo potete immaginare... C’è troppo voyuerismo da parte vostra» ha sbottato, riferendosi ai media. E ora? Nella centrifuga del web e del calcio moderno, si era già aperta la caccia al successore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Read full news in source page