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3. Ricardo Rodriguez a CM: "Mi hanno fatto fuori dal Milan, a Torino mi fidavo solo di Juric"
Ricardo Rodriguez a CM: "Mi hanno fatto fuori dal Milan, a Torino mi fidavo solo di Juric"
"Scusami se non ti ho risposto prima, ‘risposto’ si dice vero?!". Ricardo Rodriguez l’italiano se lo ricorda ancora bene, sette anni tra Milan e Torino prima di andare in Spagna al Betis Siviglia. In questa stagione è andato a tanto così dalla vittoria della Conference League, persa in finale contro il Chelsea: "E' stata decisa da piccoli dettagli - racconta il difensore nella nostra intervista - il primo tempo abbiamo fatto bene, siamo andati in vantaggio e dovevamo chiuderla. Siamo un po' delusi perché era una finale storica, posso dire che il Chelsea non meritava di vincere".
Nato in Svizzera da padre spagnolo e madre cilena, hai mai avuto dubbi sulla nazionale con la quale giocare?
"No, perché la Svizzera è stata la prima a contattarmi: avrei sicuramente avuto più possibilità con loro che con la Spagna; se il Cile mi avesse chiamato ci avrei pensato, ma non è successo".
Sei il secondo recordman di presenze nella storia della nazionale svizzera.
"Davanti a me c'è Xhaka. Abbiamo entrambi 32 anni e probabilmente smetteremo di giocare più o meno insieme. Ma non mi interessa del record, sono contento perché abbiamo fatto tutta la trafila insieme: dal Mondiale Under 17 vinto per la prima volta nella storia in poi".
Hai giocato 3 Europei (2016, 2020, 2024) e tre Mondiali (2014, 2018, 2022), quale edizione scegli?
"Il mio primo Mondiale, quello del 2014. Giocavamo in Brasile e per me era una location particolare avendo la mamma sudamericana, siamo usciti agli ottavi contro l'Argentina prendendo gol negli ultimi minuti dei supplementari".
Al Wolfsburg eri il mago dei calci piazzati, come hai imparato a calciarli così bene?
"Fin da piccolo ho sempre calciato punizioni e angoli, ma non ho dovuto allenarmi particolarmente per imparare a calciare bene; probabilmente è qualcosa che ho dentro".
Ricardo Rodriguez a CM:
Chi erano i tuoi modelli?
"Mi piaceva Juninho Pernambucano, era incredibile".
Ci spieghi perché in Germania ti chiamavano ‘il tassista’?
"Fuori dal campo d'allenamento c'era sempre un bambino di 10 anni che veniva per noi, aspettava che finissi per vedermi. Così, spesso, lo riportavo alla fermata del treno per tornare a casa".
Al Wolfsburg hai giocato con un giovane De Bruyne, che ricordo hai di lui?
"Quell'anno è esploso: ha fatto una stagione incredibile, qualcosa come 15 gol e 20 assist. Uno dei calciatori più forti con i quali ho giocato".
Nel 2017 è arrivato il Milan, che trattativa è stata?
"Mirabelli mi voleva fortemente, io avevo chiesto al club di andare via perché dopo cinque anni e mezzo al Wolfsburg volevo fare una nuova esperienza".
Si dice che i rossoneri ti abbiano soffiato all’Inter.
"Qualche mese prima avevo parlato con Ausilio, ma piacevo molto a Mirabelli che prima di andare al Milan ha lavorato nel club nerazzurro".
Ricardo Rodriguez a CM:
Era il periodo di Yonghong Li, uno dei più difficili degli ultimi anni: che aria si respirava?
"Noi non sentivamo questa pesantezza, eravamo un bel gruppo con tanti giocatori nuovi. Fin dal primo giorno mi hanno detto che al Milan si gioca per lo scudetto, ma quando ci sono 8/9 acquisti non è facile, serve tempo. E noi non ce l'abbiamo avuto".
Prima di te in Italia era arrivato tuo fratello Roberto, un anno nel Novara nel 2016-17.
"Mi parlava molto bene dell'Italia".
Al debutto segni, tanto per cambiare, su punizione in Europa League col Craiova.
"Era la mia zona di campo, non ci sarebbe potuto essere esordio migliore".
Non capita spesso che un nuovo acquisto calci subito una punizione.
"E' vero, ma sapevano che ero bravo. Nella gerarchia di tiratori al Wolfsburg venivo prima di De Bruyne e Diego (brasiliano ex Juve, ndr).
Poi non ne calci molte altre durante la stagione.
"L'allenatore ha preferito scegliere altri giocatori, forse per non farmi andare troppo avanti. Diciamo che in squadra ne avevamo di bravi: Suso, Calhanoglu, Montolivo, Bonaventura...".
Ricardo Rodriguez a CM:
Chi era il giocatore più bravo sui calci piazzati?
"Calhanoglu e Suso".
In rossonero sei stato allenato da Montella e Gattuso, ci racconti un aneddoto con loro?
"Montella era un buon allenatore ma era un periodo in cui non si vinceva e non siamo stati molto insieme. Gattuso bravo ma tosto, a volte volavano schiaffi e anch'io le ho prese".
Chi era il giocatore col quale avevi legato di più?
"Io, Calhanoglu, Borini e Kessie facevamo gruppo".
Dopo un paio di buone stagioni perdi il posto in favore di Theo Hernandez appena arrivato.
"Quell'anno aveva iniziato Giampaolo, esonerato dopo sette partite; ho giocato le prime tre, poi ha preferito Theo. Eppure io avevo le caratteristiche per fare una difesa in linea come piaceva a lui".
Poi è arrivato Pioli.
"Con me si è sempre comportato bene, ma da quel momento in poi Hernandez è diventato titolare. Avevo capito che non avrei avuto spazio e che mi vedevano solo come vice Theo, così ho chiesto di andare via".
Ricardo Rodriguez a CM:
Al Torino, ancora con Giampaolo.
"Anche stavolta prima gioco e poi sempre meno. La squadra non andava bene, la società mi diceva che io dovevo fare di più. Arriva Nicola e non gioco più, ricordo che in panchina c'era sempre il ds Vagnati diventato molto freddo con me. In tanti anni di carriera non avevo mai visto un dirigente in panchina, questa cosa non mi andava bene''.
Poi ecco Juric.
"Appena lo vedo gli dico che voglio andare via spiegandogli che non mandavo giù il fatto che un dirigente andasse in panchina. Lui mi disse 'Con me non succederà, fidati'. Mi sono fidato. Ha cambiato modulo ma ha trovato il modo di farmi giocare mettendomi braccetto, quell'anno sono rimasto al Torino solo per lui. E Vagnati in panchina non c'era più".
Hai ereditato la fascia da capitano di Belotti.
"Non volevo farlo, se me l'avessero chiesto Cairo o Vagnati avrei detto di no. Ma siccome è stata una volontà di Juric allora ho accettato".
Per due anni di fila hai lasciato che fosse Buongiorno a leggere i nomi dei morti di Superga al tuo posto, come mai?
“Buongiorno è cresciuto nel settore giovanile del Torino e conosceva il club molto meglio di me. Sapevo già allora che avrebbe avuto una grande carriera, e lo ha dimostrato con il suo modo di giocare.”
L’unico gol in granata l’hai segnato proprio al Milan, da ex.
“E ho anche esultato. Era l’ultima partita in casa, sapevo che Juric se ne sarebbe andato e che di conseguenza sarei andato via anch’io. Anche perché la società non ha fatto nulla per trattenermi a Torino, e così il mio contratto è scaduto. Non mi hanno nemmeno salutato, nonostante fossi stato capitano per due anni e avessi dato tutto per questo club. Una cosa del genere non mi era mai successa in tutta la mia carriera.”
Prima di firmare con il Betis Siviglia giochi l'Europeo da svincolato, che sensazione è stata?
“Non è stato semplice. Ho pensato che, se mi fossi fatto male, sarebbe stato ovviamente difficile trovare una squadra: chi mi avrebbe preso a 31 anni con un infortunio?!”.
Il torneo va liscio e ti chiama il Betis.
"Mi aveva cercato l'Inter perché Inzaghi voleva profili d'esperienza, ma il Betis Siviglia mi ha cercato fortemente e io avevo sempre avuto il desiderio di giocare in Spagna".
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