La Juventus è ottimista per una conclusione positiva dell'affare Kolo Muani, il Paris Saint Germain meno. Da una parte la scelta è già stata fatta, con diverse offerte al ribasso poiché forti del sì del centravanti che vuole tornare a Torino per concludere ciò che ha iniziato a gennaio. Al di là delle Alpi invece si respira un'irritazione crescente per un affare che si sta protraendo oltremodo, quando la speranza era di chiudere la pratica abbastanza rapidamente e con soddisfazione di ambo le parti. Invece la Juve può tirare la corda da una posizione di forza: oltre alla volontà di giocare in Serie A, l'attaccante non rientra nei piani di Luis Enrique e costa molto di ingaggio. Ciò che gioca a sfavore è l'eventuale inserimento delle inglesi, in un domino che è ancora in divenire. Il Newcastle ha chiesto informazioni, il Manchester United lo ha fatto già da parecchie settimane - ma prima deve cedere, leggere alla voce Rasmus Hojlund che piace alla stessa Juventus, poi Roma e Milan - mentre il Tottenham deve sostituire Heung-Min Son, sempre più vicino al Los Angeles FC. Il direttore generale bianconero Damien Comolli, dal canto suo, non ha avuto molti dubbi nei giorni scorsi: «I rapporti col PSG sono ottimi - commentando il possibile ritorno del francese - lui spinge per tornare alla Juve ma bisogna ancora trovare l'accordo e ci stiamo lavorando. Con David e Vlahovic in rosa non abbiamo ansia, vedremo».
Juve-Kolo Muani, il nodo
Ma qual è il pomo della discordia? Semplice, i bianconeri vogliono avere le mani libere fra un anno per decidere - o meno - se riscattarlo. Se è vero che rappresenta un calciatore dal sicuro pedigree, c'è un problema economico alla base: arrivare in Champions può essere vitale, sia negli investimenti a lungo termine, sia negli asset già in rosa che andrebbero eventualmente sacrificati (chi ha detto Yildiz?). Insomma, un quinto posto significherebbe almeno un -50 (più realisticamente un -70) sul bilancio successivo, aggravandolo ulteriormente con l’ammortamento del trasferimento e l'ingaggio corrisposto. Per questo le condizioni erano multiple e non troppo semplici: qualificazione alla prossima Champions, appunto, più un numero di presenze e di gol, legandolo quindi all'integrità e all'ambientamento concluso, per non strapagare chi dopo dodici mesi potrebbe zavorrare definitivamente il bilancio. Le diverse proposte sono state tutte rifiutate, ma è chiaro che il PSG non abbia voglia di tenerlo e l'irritazione possa sfociare in frustrazione per mancanza di alternative. Sempre ammesso e non concesso che il transalpino continui nella sua testarda aspirazione di accettare la destinazione juventina come prima e unica. Un'apertura in altra direzione diventerebbe decisamente scomoda.
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