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Tudor, cambiare il modulo Juve non è più utopia: le novità e la costante

Temperatura e pioggia copiosa potrebbero ingannare. Potrebbero lasciar pensare all’arrivo dell’autunno, a quando le squadre si sono ormai lasciate alle spalle il mercato estivo e dal punto di vista tattico c’è già abbastanza olio lubrificante a far girare alla perfezione gli ingranaggi. Con un clic, come si farebbe con le applicazioni del telefono, tocca passare dal meteo al calendario per ricordarsi e ricordare che siamo all’inizio di agosto. Soprattutto, fuori dal cancello del centro sportivo di Herzogenaurach resta appeso il cartello dei lavori in corso. C’è la data di inizio e non è il 24 luglio, primo giorno del raduno. Igor Tudor, dopo aver disinnescato il campanello d’allarme, che suonava forte e fastidioso, e avendo portato la Juve alla prossima Champions League, ha cominciato a dare realtà alla sua idea di gioco già dal Mondiale per Club. Inizia negli Stati Uniti la costruzione della Juve di Tudor, prosegue alla Continassa e ora entra nel vivo in Germania. È fatta di calcio verticale, di meno possesso e più voglia di andare a chiudere l’azione in tempi brevi. È fatta di grandissima intensità. Vero, spesso è mancata nella passata stagione, anche qui si trova la motivazione delle continue doppie sedute quotidiane e dell’intenso lavoro atletico che il gruppo sta facendo.

Tudor studia cambiamenti

Per rispondere alle richieste dell’allenatore ci va gamba, benzina, quello che qualcuno ha sempre definito “un motore diverso”. Le scarpe da ginnastica si alternano a quelle con i tacchetti, i cronometri in mano ai giocatori vengono poggiati per terra, ricompare il pallone tra i piedi. Agli esercizi atletici si alterna il lavoro tattico. La base è la solita: il modulo di partenza è il 3-4-2-1. Dal momento del suo ingresso alla Continassa, dopo l’esonero di Thiago Motta, non ci ha pensato due volte a cambiare la disposizione dei giocatori in campo. Nemmeno quando chi lo conosce bene ipotizzava un approccio soft, una transizione a piccoli passi dal 4-2-3-1 al 3-4-2-1. Invece no, l’allenatore croato è certamente entrato in punta di piedi, curando particolarmente i rapporti umani, costruendo la fiducia e ricostruendo l’autostima, ma dal punto di vista tattico è andato dritto. Solo numeri, si dirà. Ma di numeri e matematica è fatto tutto ciò che ci circonda, non sarebbe corretto sottovalutarli, derubricarli a un qualcosa di marginale. Possono fare tutta la differenza del mondo. Intanto, dentro le alte mura che isolano il centro sportivo di Herzogenaurach, qualche variazione sul tema viene studiata.

Il cambio modulo non è più utopia

Alcune tracce si sono intraviste soprattutto nel secondo tempo dell’amichevole contro la Reggiana, quando il corpo collettivo vestito di acquamarina – la seconda maglia della Juve -, ancora goffo e impacciato, si è sistemato a 4 in difesa con una mediana a 2, 3 trequartisti e la punta. Questione di situazioni di gioco, di momenti in cui la necessaria fluidità sposta il baricentro e le pedine in campo. Questione, anche, di essere capaci di cambiare quando necessario: sia questa una decisione presa coscientemente o subita a causa delle assenze. Infine, a proposito di numeri, non si possono fare i conti senza l’oste. Tudor lavora con la rosa a disposizione, senza andare oltre con il pensiero e immaginare già i nuovi ingressi dal mercato. Intorno a questo interrogativo, il tecnico croato studia nuove soluzioni: il cambio modulo non è più utopia.

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