La Juventus sta scoprendo l'importanza della lentezza, come in una favola di Luis Sepulveda. L'adagio sempre più compassato della questione Douglas Luiz ne è una piena rappresentazione. A gennaio, quando il Nottingham Forest era secondo in classifica e c'era spazio per sogni di grandeur, il brasiliano non aveva aperto a un addio alla Serie A, principalmente per due motivi: il primo era legato al progetto di vita, con l'Italia in cima al gradimento rispetto al tornare nella piovosa Inghilterra. Poi un rientro dopo sei mesi era visto come un fallimento quasi completo, senza lottare e, soprattutto, dalla porta di servizio: fosse arrivata una proposta da una delle due di Manchester sarebbe stata ampiamente valutata e probabilmente anche accettata, ma un club di media grandezza rappresentava un passo indietro. La situazione è cambiata nelle ultime settimane, in particolare dopo un incontro fra il direttore sportivo Edu (ex Arsenal) e Kia Joorabchian, agente del giocatore.
Douglas Luiz, l'offerta del Nottingham Forest alla Juve
In quel summit il Forest ha illustrato la propria offerta: cinque anni a cifre maggiori rispetto a quelle che sta guadagnando alla Juve, ottenendo l'apertura a un trasferimento. L'ingaggio lordo è ciò che lo differenzia da Teun Koopmeiners: l'olandese fino all'anno prossimo può puntare sulle agevolazioni del Decreto Crescita e quindi, a parità di stipendio netto - circa 5 milioni entrambi - ne costa oltre 3 in meno. Di più, il costo storico di Koop è maggiore e quindi servirebbe un'offerta ancor più alta dei 40 milioni richiesti da Damien Comolli per sbloccare l'affare Luiz. Qui incominciano i punti di rottura o, perlomeno, oggetti di contestazione: il primo è il prezzo, perché il dirigente francese gradirebbe, per usare un eufemismo, non avere minusvalenze fra prestito di quest'anno e riscatto del prossimo. In soldoni: 10 milioni per il titolo temporaneo, altri 30 nel 2026. Per ora però l'offerta complessiva è da 34 più bonus che non soddisfa le richieste. Di più, l'obiettivo del Nottingham sarebbe quello di ancorare l'obbligo di riscatto alla qualificazione in Europa, non necessariamente la Champions, basterebbe la Conference. Condizione non abbastanza semplice da verificarsi, considerando la concorrenza: preferibile farla dipendere da obiettivi individuali con (poche) presenze oppure una permanenza in Premier, decisamente più facile seppur non scontata.
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