Norimberga - Ci sono pesi più blandi, ma forse è stato proprio questo ad attirare Jonathan David in direzione Juventus: a un certo punto, con la pressione, ci si fa un patto di belligeranza. Nel senso: ci si fa la guerra, perché io servo a te, e tu servi a me. Così ci si sprona a vicenda, si diventa inevitabilmente grandi e ci si nutre costantemente di quell'adrenalina che si fa necessaria per superare tutto e tutti, ma specialmente i portieri avversari. Chi conosce David lo descrive esattamente così: è “uno concentrato”, cioè non si distrae. Chi l'ha allenato ne parla invece come un perfezionista, e pure se fatica a perdonarsi gli inevitabili errori, quantomeno riesce a cogliere l'aspetto migliore degli stessi: li chiude in un ricordo e li trasforma in insegnamenti. Di gol divorati, Jonathan, ne ha migliaia sul curriculum. Un paio pure al debutto in bianconero con la Reggiana, tra le mura di quella Continassa che si è fatta presto casa sua, prima in compagnia del vecchio amico Timothy Weah, e ora affidato alla sapiente guida di Weston McKennie. Sembrano il sole e la luna, Wes burlone della classe e JD che è esattamente come appare: serio e serioso, almeno finché non si scioglie e diventa uno dei tanti. È il nove, però, di Igor Tudor.
Aspettando Kolo
E tra i due il feeling cresce giorno dopo giorno, tant'è che si segnala un certo grado di soddisfazione da parte dell'allenatore su quanto mostrato in questi giorni di ritiro, tra Torino ed Herzogenaurach. La sensazione infatti è che trovare reti sarà un problema più piccolo rispetto a qualche tempo fa, il punto è che bisogna farne tante, e in fretta. Per questo l'obiettivo è mettere subito sulle rotaie giuste il canadese: deve guadagnare forma, continuità, lo splendore dimostrato a Lilla, dove nell'ultimo anno è stata chiarita una volta per tutte la sua stazza. Perché è destinato a diventare grande, David. Ed è convinto che la Juve sia la squadra giusta in cui farlo, soprattutto nell'estate in cui ha avuto carta bianca per prendere possesso del suo cartellino e totalmente delle sue decisioni. Per il mister, Jonathan è stato poi un discorso di opportunità: con un attaccante così può vagliare la possibilità di inserire un'altra punta, magari dall'inizio. E magari Kolo Muani. In attesa che si sblocchi il ritorno del francese, sempre più al centro dei pensieri di tecnico e dirigenza, ci si ingegna per un incastro che può farsi determinante, in particolar modo nelle (tante) partite bloccate che attenderanno i bianconeri.
David: i numeri che fanno sorridere Tudor
JD, in questo, è specialista: 109 reti in 232 gare - miglior marcatore della storia del Lilla -, 0,47 gol di media ogni 90’, spesso decisivi o in grado di aprire il conto finale. Non solo: c'è il fattore fisico a essere oggettivamente poco considerato, ma la punta nata a New York ha saltato appena 3 match per infortunio nella sua carriera da professionista. Considerata l'annata ora trascorsa, è evidente quanto sia un tema sensibile. Ed è evidente quanto possa fare la sua differenza in termini di dinamismo e corsa. Un dato per spiegare parecchio dell'utilità di David per la Juventus: in Ligue 1 era quinto per pressioni aggiustate sui possessi, sarà allora il primo alfiere della tattica di lotta e riconquista del pallone, con il vocione di Igor Tudor ad accompagnare la fase di pressing per poi sviluppare la manovra. Manovra che poi sarà il canadese a finalizzare, da Iceman, uomo di ghiaccio, non a caso. Del resto, in sole due occasioni ha segnato meno di quanto creato: 14 gol non su rigore su 15,28 potenzialmente realizzabili nel 2022-2023; 10 da 11,57 realizzabili nella stagione più recente. Per una squadra con il dramma di aprire le sfide, manna dal cielo.
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