Mancano quindici giorni all’inizio del campionato, ventidue alla fi ne del mercato e ne sono passati quaranta senza che la Juventus sia riuscita a vendere Vlahovic e Douglas Luiz. Il tempo stringe e il mercato piange, perché Jonathan David è un ottimo, forse addirittura eccellente, acquisto, ma restano molte lacune nella rosa di Tudor (che infatti si arrabatta inventandosi soluzioni tattiche) e inizia a essere temerario pensare che vengano colmate tutte prima dell’inizio del campionato. Non è una buona notizia per i tifosi della Juventus, ma - va detto - che non erano moltissimi quelli che si erano illusi che fosse un’estate scoppiettante. Aveva prevalso e prevale un po’ di disincanto, dopo tre stagioni malandate e continui cambi di dirigenti e allenatori, e non è un buon segno. E poi le ragioni di questa, fin qui, deludente campagna acquisti sono alla luce del sole, nessun retroscena o retropensiero complottista, la Juventus si è incartata da sola con una serie di acquisti sbagliati e ingaggi sballati negli ultimi tre/quattro anni. E il tentativo di giocarsi tutto della scorsa estate ha defi nitivamente sderenato la possibilità di spesa per questa. Perché nei 200 e rotti milioni spesi l’anno scorso, erano compresi anche un centinaio da utilizzare quest’anno.
Non è stata e non sarà un’estate facile
E quando sono scattati i “pagherò” dei vari Di Gregorio, Nico, Kelly e Kalulu, la Juve si è trovata le tasche quasi vuote e, sul groppone, un mucchio di giocatori che costano un botto, che tendenzialmente non servono a Tudor e che nessuno vuole. L’idea che sui prati del ritiro tedesco si aggiri ancora Arthur, reperto del mercato 2020, rende l’idea di come i problemi si siano stratificati, perché le dirigenze che si sono succedute da allora - chi in modo più logico chi meno - hanno sempre inseguito il sogno di tornare a vincere, seguendo l’ambizione naturale dell’ambiente. E così la Juve si è comportata come certi giocatori d’azzardo che rilanciano più forte per rifarsi delle perdite. Se va bene respiri, se va male allarghi il buco. L’ultimo rilancio, che ha comportato la spesa di 140 milioni per Douglas Luiz, Nico Gonzalez e Koopmeiners (nessuno dei tre neanche vagamente decisivo), è stato il colpo più duro, perché ha allargato il contingente degli invendibili. Oggi la Juventus è appesa alla capacità di Comolli di piazzare gli esuberi o, quantomeno, di prepensionarli in qualche modo. Non è stata e non sarà un’estate facile, non è detto che sia il preludio di una stagione difficile, anche se - ora come ora - sarebbe un po’ spericolato alzare l’asticella bianconera. A fare la diff erenza sarà la bravura di Tudor e la forza umana di un gruppo di giocatori che potrebbe aver rinforzato il carattere durante la scorsa stagione.
Pochi campioni
Se poi Comolli riesce a centrare un paio di colpi prima della fine, semplificherebbe la vita a Tudor e addolcirebbe quella di milioni di tifosi, sempre più preoccupati della deriva del club. Tuttavia, proprio perché l’attuale dirigenza sembra avere piena consapevolezza di cosa ha eredita e del perché lo ha ereditato, sarebbe importante selezionare con cura gli acquisti per evitare di aumentare la zavorra. Giocatori buoni, medi e anche mediocri la Juventus ne ha già in abbondanza e tanto vale provare a vedere se Tudor ne tira fuori qualcosa. Campioni, invece, ce ne sono pochi. Servirebbero quelli, ma servono soldi, quindi serve vendere, ma vendere un campione per riuscire, forse, a comprarne un altro non sposta la forza della squadra. E scambiare un giocatore medio con un altro giocatore medio è l’ammuina del calciomercato. Insomma, non saranno giorni facili per Comolli, che si sta districando tra Milano e la Germania, tra una telefonata al Nottingham e uno sguardo speranzoso agli esperimenti tattici di Tudor. Qualcuno dirà: «Ha voluto la bicicletta...» e ha ragione a dirlo. Diciamo che non si aspettava di avere tutte e due le ruote a terra.
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