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"Gli juventini mi maledicono ancora". Quella buca a Salas che decise il derby

"Chiuso da Seedorf e Karembeu, dissi no al Napoli"

Da allenatore ha dei desideri da esaudire? “Sogno ancora di arrivare in alto. Penso di aver fatto un buon lavoro alla Giana Erminio e al Pavia, ora attendo solo la chiamata giusta che mi faccia tornare in alto. Sono ambizioso e spero di togliermi altre soddisfazioni nel mondo del calcio”. Quali sono stati gli uomini fondamentali nella sua carriera? “Oltre a Simoni, penso a Bruno Mazzia che mi ha fatto esordire alla Cremonese. E poi Giancarlo Camolese: mi ha dato tanto, anche quando sono diventato allenatore è stato un modello per me”.

Le dà fastidio essere ricordato soprattutto per quella buca?

“No, onestamente, perché quel frangente non cancella in alcun modo il mio percorso professionale. Per me rappresenta un dettaglio bello da ricordare, ma ho comunque dato molto di più al calcio”.

Pensa di aver sempre preso i treni giusti in carriera?

“Col senno di poi no, ma è normale. A Cremona sono stato un uomo felice, ma avrei dovuto avere più pazienza quando sono passato alla Sampdoria. Volevo giocare, a Genova erano appena arrivati Seedorf e Karembeu, così sono tornato a Cremona per Simoni, che poi mi avrebbe voluto portare a Napoli, ma gli dissi di no. Poi il mister andò all’Inter portandosi Colonnese: potevo esserci anch’io, in quel gruppo. In generale potevo fare di più, ma alcuni limiti fisici e mentali mi hanno trattenuto. Avrei retto la pressione di grandi squadre: potevo starci. Ma ho sempre dato più retta al cuore che alla testa”.

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