TORINO - Un nove, ma pure un nove e mezzo, praticamente un dieci. Jonathan David ha trovato il suo primo gol e gli si è aperto finalmente un mondo: quello in cui ha la responsabilità di portare avanti la Juventus. Che non dipenderà soltanto da lui, però parecchio passerà dai suoi movimenti, dal suo gioco corale e dal suo modo di gestirlo, dalla capacità di incidere ancor più di decidere. E allora, Bergamo val bene un primo passo, di quelli importanti. E vale pure un “benvenuto in Serie A”, come ha dettoIgor Tudor, commentando la partita del centravanti numero 30. Il motivo? Beh, s’incastra in un dato, piuttosto emblematico: su 7 duelli tentati, a terra e aerei, David ne ha vinti appena 2. Meno della metà. E sarà pur vero che davanti aveva un colosso (anche di qualità difensiva) come Hien, ma la leggerezza di Jonathan rischia di essere un fattore, specialmente quando ci saranno partite chiuse, in cui le sportellate e la maggiore fisicità potranno fare la differenza. Comunque, nulla che Igor non sapesse, e per questo niente che l’abbia realmente sorpreso. Tuttavia, è qualcosa che sta incidendo nelle valutazioni generali sul gruppo, facendosi largo tra le riflessioni dell’allenatore. Che uno alla Vlahovic - per capirsi - lo terrebbe volentieri con sé, se solo si potesse. In conferenza stampa, il tecnico ha ammesso la necessità di dover lavorare su quel fondamentale, per JD e non solo.
Tudor studia David nel tridente
Uscirne d’astuzia lì dove altri si impongono con la propria struttura: "Con l’Atalanta devi per forza giocare sui duelli - ha spiegato l’allenatore -. E non è stato facile con Hien. Si è mosso tanto, ha faticato, ha dato tutto. Vedendolo come era al Lilla, era tutto diverso. Non faceva così tanti scontri e in partita ne ha fatti più di quanti ne faceva in Francia, magari in dieci gare". Toccherà perciò abituarsi, certo. Però anche andargli incontro. Del resto, David ha convinto tutti sia per il prezzo di saldo (è arrivato a parametro zero), che per la duttilità mostrata a più riprese. Nel tridente di Tudor, e in particolare nei due alle spalle della punta, il canadese può starci. Eccome. Più probabilmente al posto di Francisco Conceiçao, da cui Igor si aspetta meno compiti in fase di ripiegamento rispetto a Yildiz, a cui comunque è complicatissimo rinunciare. Non solo: con David spostato qualche metro più indietro, andrebbe in scena quanto visto nella scorsa stagione, ossia la mobilità di un reparto da cui non arriverebbero punti di riferimento per gli avversari. In questo senso, l’arrivo di Kolo Muani spalancherebbe un altro mondo, quello dell’interscambiabilità degli elementi offensivi. Come David, pure Kolo è in grado di abbassarsi, o partire da sinistra, posizionarsi a destra e magari alla fine accentrarsi.
David: contro il Parma un 9 a tutto tondo
I grandi allenatori spiegano spesso che, con la qualità degli interpreti, ogni vestito tattico diventa un abito di sartoria: alla fine, puoi aggiustarlo come vuoi mantenendo inalterato il valore della stoffa. Chiaramente, bisognerà lavorarci. E trovare il modo di adattarsi e adeguarsi, riprendendo quei discorsi oggi inevitabilmente interrotti con Muani, pronto a tornare a Torino ma sempre in attesa di un via libera da parte del Psg, con cui la Juve conta di arrivare alla conclusione dell’affare già oggi. Nel mentre, comprendendo la prossima sfida, la prima di campionato contro il Parma, Igor tornerà ad affidarsi a David nel ruolo di nove a tutto tondo. Vecchio stampo, ma anche nuovo. Felice del gol e che soprattutto sia arrivato a modo suo: con una girata estemporanea, un guizzo di livello, la sensazione regalata ai suoi nuovi tifosi che sì, il gol ce l’abbia proprio nel sangue. E che faccia qualsiasi cosa per procacciarselo.
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