Manuel Locatelli è indubitabilmente juventino. È indubitabilmente un professionista. E undici milioni netti a stagione sono indubitabilmente una cifra mostruosa. Ognuno può mischiare questi tre elementi come vuole per trarne la sua conclusione e il bello è che tutti hanno ragione. Sia quelli che, giustamente, si aspetterebbero una fiera dimostrazione di fedeltà da chi è il capitano della squadra per la quale tifava da bambino (a tre milioni e mezzo netti, mica gratis). Ma anche quelli che, disincantati dal calcio del terzo millennio, calcolano il prezzo giusto e valutano le alternative, nella speranza che il sacrificio possa tornare utile alla loro squadra del cuore. E, in fondo, considerano sacrosanta la scelta, perché - vivaddio! - son tutti bravi a fare gli eroi con il portafoglio altrui. Diciamo solo che, nel caso si accetti un’offerta economicamente spropositata, si potrebbe evitare il video emozionale e il post romantico tentando una mistificazione dell’umanissima scelta di guadagnare di più. D’altronde, una circostanza simile nel mondo reale, e non nella favolosa bolla emotiva dei tifosi, non necessiterebbe di troppi distinguo: ti offrono un mucchio di soldi in più per fare lo stesso lavoro, che fai, ci pensi? Sì, forse, si potrebbe obiettare che non è detto sia proprio lo stesso identico lavoro; cioè che andare a giocare nel campionato saudita sia un passo indietro rispetto alla Serie A e si possa correre il rischio di sparire un po’, anche dal giro della Nazionale.
Locatelli-Al Hilal: Comolli riflette
Però non si può ignorare la crescita tecnica della Saudi League e - a essere puntigliosi - al Mondiale per club di un mese fa, l’Al-Hilal è arrivato ai quarti, la Juventus si è fermata agli ottavi. Locatelli ci ha sicuramente pensato e, da quanto si apprende, ha dato la sua disponibilità al trasferimento. Proviamo, quindi, a vedere il tutto dal punto di vista di Damien Comolli che ha tre livelli ai quali analizzare la cosa. Il primo è strettamente economico: per cedere un titolare (anzi, il capitano), la cifra deve essere congrua. Ovvero deve consentire una sostituzione all’altezza di Locatelli o un investimento per rinforzare la squadra più di quanto venga indebolita dalla cessione di Locatelli. Questo ragionamento è facile, perché tutti - alla fine - hanno un prezzo e quello di Locatelli batte intorno ai 40/45 milioni. Il secondo livello è quello tecnico: quanto perde, il potenziale della Juventus, con la cessione di Locatelli? Molto, ma non così tanto da non poter rimediare. Stiamo parlando di un centrocampista forte e affidabile, tuttavia non di un giocatore insostituibile e che cambia gli equilibri di una squadra. Il terzo livello proviamo a definirlo “umano” per sintesi, ma riguarda tutto ciò che attiene alla creazione di un gruppo forte all’interno dello spogliatoio della Juventus, ovvero le fondamenta di qualsiasi ciclo che inizia da un manipolo di giocatori (meglio se italiani, come Locatelli) che sanno cos’è la Juve; sono orgogliosi e consapevoli di ciò di cui fanno parte; guidano gli altri nei momenti difficili.
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