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Calciomercato Juve, dieci affari in dieci giorni: le fatiche di Comolli

Si fa presto a dire che mancano un paio di campioni, che poi per rifare la Juventus del ciclo di Agnelli, ce ne vorrebbe altro che un paio. Sì, ma con che soldi? Quelli che c’erano, e non erano moltissimi, sono stati bruciati per finire di pagare la campagna acquisti dell’anno scorso. E così il mercato della Juventus fin qui è stato una minestrina o, meglio, un consommé, che Damien Comolli ha cucinato con esasperante calma. Questo perché è stato puntiglioso nel tenere il punto sul prezzo delle cessioni: nessun regalo, nessuna rescissione, nessuno scivolo e, soprattutto, nessuna svendita. Che è una cosa buona e giusta, suo dovere e fonte di... lentezza, perché logicamente quello che compra cerca sempre lo sconto e, magari, la tira in lungo.

E se le cessioni vanno piano, gli acquisti rallentano ancora di più, perché Comolli non li chiude se prima non ha preso i soldi delle cessioni (e liberato un posto in una rosa ancora di taglia XL). È un modus operandi in netta controtendenza rispetto al recente passato e ha i suoi pro e i suoi contro. Agendo così, infatti, si tengono in equilibrio i conti e si mettono le basi per costruire con fondamenta più solide, abbassando in modo notevole le possibilità di vincere subito, ma alzando quelle di vincere dopo. Ma “dopo” quando? Perché questa rimane la Juventus e dall’ultimo scudetto sono passati cinque stagioni una più travagliata dell’altra, cinque allenatori, quattro dirigenze e tre aumenti di capitale (con un quarto in arrivo). La pazienza comolliana non è direttamente proporzionale a quella dei tifosi e di un ambiente che, gira e rigira, si nutre di successo, perché nessuno ha mai provato a insegnargli altro.

Sprint finale

Tutto questo per dire che, a dieci giorni dalla fine del mercato, la Juventus è chiamata a uno sprint molto sfidante. Le fatiche di Comolli (dieci, due in meno rispetto a Ercole, che però non doveva trattare con l’Atletico Madrid) servono per arrivare a un giusto compromesso fra la Juventus che brucia la carta di credito nelle boutique di alta moda e quella che rattoppa il vecchio vestito (come, peraltro, sta facendo egregiamente il sarto Tudor, che ha passato l’estate con ago e filo). Dieci giorni per prendere l’indispensabile Kolo Muani (che non solo serve a dare fiato a David, ma anche a giocarci insieme, avendo caratteristiche diverse) e sistemare Vlahovic, che sarà una cosa da ultimi tre giorni di mercato, quando - molto probabilmente - si metteranno insieme le disperate urgenze di Juve, Milan e dello stesso Vlahovic.

La lista dei partenti

Dieci giorni per piazzare Nico Gonzalez all’Atletico, senza perderci troppi soldi, così da andare a prendersi Zhegrova, che sembra un fenomeno, ma ha un ruolino preoccupante in infermeria. Dieci giorni per provare a prendere almeno un esterno (ne servirebbero due) per non affrontare la stagione con Kostic e Savona come uniche riserve di Cambiaso e Joao Mario. Dieci giorni per provare a prendere un centrocampista, O’Riley o qualcun altro, per rintuzzare un reparto un po’ anemico di qualità (a meno che Koopmeiners...). Dieci giorni nei quali riuscire a sbolognare Djalò, un pezzo di eredità di un passato molto presente in questa difficile estate, e altri pezzi e pezzettini di una rosa esuberante (ma non nel senso buono). Dieci giorni di fuoco, nei quali si modellerà la stagione della Juventus e nei quali conosceremo ancora meglio il suo nuovo direttore generale, che il primo settembre riceverà la prima pagella italiana della sua carriera.

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